L'eco nel cuore
Tratto dalla Rubrica "Lettere dal Sentimento"
di Emanuela Sica - Corriere Irpinia 8 maggio 2011
Piccola, forse meno di un granello di sabbia ma grande da travolgere ogni tuo respiro. Nel tuo grembo caldo ho assaporato la vita, il dono più autentico che una persona può fare. Generare il battito di un altro cuore, il respiro di altri polmoni, le visioni di altri occhi.
Nei tuoi sogni vivevo, prima ancora che nella tua carne, dalla placenta ho attraversato la strada che mi ricongiungeva alla terra che abitavi e li mi sono fermata. Quando mi hai messa al mondo sapevi già quanto ero importante per te. Io, invece, non sapevo chi fossi. Poi, quando da una cellula infinitamente piccola mi sono tramutata in carne ed ossa, ho atteso che il cuore mi parlasse di te. La storia di questo amore è ancora dipinta sulla mia pelle, scorre nelle mie vene, ossigena ogni cosa.
Il sangue di chi ti ha generato non si perde mai, ritorna sempre al cuore. Nei reticoli di questo mio muscolo pulsante tu rimani e rimarrai imprigionata per sempre. La mia nascita è stata un miracolo, quando ancora non riuscivo a vedere cosa era il mondo la tua dolcezza mi ha tenuto al riparo dalle prime tempeste. Quante notti sono stata viva senza capire. I giorni, i mesi, gli anni, passati come in volo sulla nostra esistenza.
Ero solo un neonato, poi una bambina, una ragazza, ora una donna. Ero nuda e mi hai coperto di saggezza, devozione e speranza. Mi hai regalato uno sguardo silenzioso sulle cose, le parole della notte. Le perle del mattino erano i tuoi occhi che mi chiamavano al risveglio. L’immagine di cosa sarebbe stata la mia vita senza di te non voglio tenerla in conto. Ho ancora nella mente le voci, i suoni, i profumi della tua terra fertile, del tuo mondo materno: le ninne nanne, le risate, le attese silenziose per ascoltare le prime cicale, il fruscio delle pagine dei libri che leggevi ogni sera, quel profumo inconfondibile sul cuscino.
Lo sai, i ricordi non si affievoliscono quando l'infanzia è ricamata con fili d'oro e tu sei stata la sarta che ha cucito, con sapienza e devozione, ogni mio piccolo istante di vita. Sei stata la compagna più fedele in questo viaggio e lo sei ancora. Neppure il dolore, che cesella il corpo con violenza, riesce a portare via quegli istanti.
Essi divagano in quelle caverne buie come sentinelle di frontiera, staminali che ricostruiscono le volte distrutte dalle battaglie che ho perduto.
Tumultuosi, nei momenti più tristi, si frappongono davanti alla disperazione per donarmi nuova linfa. Sei polline di fiori, di una primavera delicata, attaccato alla mia anima. La nutri in silenzio. L'amore che ci unisce è così forte, così infantile, che è quasi come se non fossi uscita mai dal tuo grembo.
È un amore primordiale, istintivo, che neppure il tempo cancella.
Ed anche se domani dovessi perdere la parola, se gli occhi mi abbandonassero, se le membra si raffreddassero come in un inverno gelido, fatto solo di sussurri silenziosi quanto incomprensibili, ricorda che il tuo volto, il tuo sorriso, il tuo amore, continueranno a scaldarmi l'anima sofferente ed anche se non riuscirò più a dirti : "mamma ti voglio bene" tu lo intuirai e ne sentirai l'eco nel cuore.
Nei tuoi sogni vivevo, prima ancora che nella tua carne, dalla placenta ho attraversato la strada che mi ricongiungeva alla terra che abitavi e li mi sono fermata. Quando mi hai messa al mondo sapevi già quanto ero importante per te. Io, invece, non sapevo chi fossi. Poi, quando da una cellula infinitamente piccola mi sono tramutata in carne ed ossa, ho atteso che il cuore mi parlasse di te. La storia di questo amore è ancora dipinta sulla mia pelle, scorre nelle mie vene, ossigena ogni cosa.
Il sangue di chi ti ha generato non si perde mai, ritorna sempre al cuore. Nei reticoli di questo mio muscolo pulsante tu rimani e rimarrai imprigionata per sempre. La mia nascita è stata un miracolo, quando ancora non riuscivo a vedere cosa era il mondo la tua dolcezza mi ha tenuto al riparo dalle prime tempeste. Quante notti sono stata viva senza capire. I giorni, i mesi, gli anni, passati come in volo sulla nostra esistenza.
Ero solo un neonato, poi una bambina, una ragazza, ora una donna. Ero nuda e mi hai coperto di saggezza, devozione e speranza. Mi hai regalato uno sguardo silenzioso sulle cose, le parole della notte. Le perle del mattino erano i tuoi occhi che mi chiamavano al risveglio. L’immagine di cosa sarebbe stata la mia vita senza di te non voglio tenerla in conto. Ho ancora nella mente le voci, i suoni, i profumi della tua terra fertile, del tuo mondo materno: le ninne nanne, le risate, le attese silenziose per ascoltare le prime cicale, il fruscio delle pagine dei libri che leggevi ogni sera, quel profumo inconfondibile sul cuscino.
Lo sai, i ricordi non si affievoliscono quando l'infanzia è ricamata con fili d'oro e tu sei stata la sarta che ha cucito, con sapienza e devozione, ogni mio piccolo istante di vita. Sei stata la compagna più fedele in questo viaggio e lo sei ancora. Neppure il dolore, che cesella il corpo con violenza, riesce a portare via quegli istanti.
Essi divagano in quelle caverne buie come sentinelle di frontiera, staminali che ricostruiscono le volte distrutte dalle battaglie che ho perduto.
Tumultuosi, nei momenti più tristi, si frappongono davanti alla disperazione per donarmi nuova linfa. Sei polline di fiori, di una primavera delicata, attaccato alla mia anima. La nutri in silenzio. L'amore che ci unisce è così forte, così infantile, che è quasi come se non fossi uscita mai dal tuo grembo.
È un amore primordiale, istintivo, che neppure il tempo cancella.
Ed anche se domani dovessi perdere la parola, se gli occhi mi abbandonassero, se le membra si raffreddassero come in un inverno gelido, fatto solo di sussurri silenziosi quanto incomprensibili, ricorda che il tuo volto, il tuo sorriso, il tuo amore, continueranno a scaldarmi l'anima sofferente ed anche se non riuscirò più a dirti : "mamma ti voglio bene" tu lo intuirai e ne sentirai l'eco nel cuore.