COME UNA BARCA

Una nuvola grigia, nella forma simile ad una mano, spinse il sole fuori dall’orizzonte.
Lo lanciò, come una palla rotante, nella gola del mare.
Cascate di ombre si avventarono, come macchie di fuliggine, sul cielo ormai nudo. Una leggera brezza di maestrale iniziò a soffiare. Prima debolmente, come un respiro asmatico, difficile, quasi sfibrato. Poi prese vigore. Ricucito come da un ago di ferro rovente. Un polmone che si gonfia e spinge fuori un muro d’aria. Aria che travolge ogni cosa. Un’ora dopo l’uragano, preannunciato da un lampo fragoroso, che tagliò il cielo in due lembi di carta, esplose in tutta la sua potenza. Come un fuoco che si propaga dall’acqua salina, che accende i flutti quasi fossero fatti di benzina, così il vento, con un’impressionante progressione, iniziò ad aumentare d’intensità. Era tutto buio ma una luce, quasi impercettibile, illuminava, come una macchia intermittente, un pezzettino del mare in tempesta. Durò pochissimo. Venne inghiottita, all’improvviso, da un sudario d’acqua nebulizzata. Le onde erano maestosi avvoltoi. Rapaci spettri d’acqua nera e spuma voluttuosa. La notte aveva trasformato il mare in qualcosa di tremendamente violento. Pauroso. Aggressivo. Ad ogni sbalzo della piattaforma marina, quando l’acqua sembrava innalzarsi fino a toccare il cielo e tutto diventava un puzzle scomposto, di vuoti e montagne russe, si poteva sentire una voce che urlava insieme al vento. Materializzava un suono greve, che sbatteva, con una potenza straordinaria, contro il legno della carena. Quasi superando i sibili, atroci, delle onde in tempesta.“Non abbiate paura…”. Ma i pescatori urlavano, soverchiando quelle parole con la paura di morire. Cercavano di stringersi intorno all’albero maestro. Chi con le funi, chi con la sola forza delle braccia. Era difficile rimanere in piedi. Difficile non cadere ed essere trascinati in acqua. Flutti voraci e cavalloni imbizzarriti, dalla prepotenza del fondale in ebollizione, tenevano in scacco il destino di quegli uomini. Storie di vite prossime a spegnersi. Trascinate, chissà dove, da onde insaziabili. Di nuovo, poi, quella voce. Stavolta dipinta su una figura. Era al centro della piccola nave, fermo, senza alcuna titubanza, senza alcun impaccio, sulle sue gambe. Non cercava appoggi, non si teneva a nessuna corda. Mentre l’imbarcazione si muoveva e girava nei vortici del mare, quasi fosse in bilico su un barile, rimaneva in equilibrio. Nonostante quell’ondulazione spaventosa, a tratti impennante, a tratti quasi risucchiata dalla furia della tempesta, rimaneva tranquillo. Come se niente stesse accadendo. Nella mano destra teneva la lanterna che poco prima si era spenta. Rivolse gli occhi allo stoppino, generando la fiamma senza alcun aiuto esterno. Quella luce chiarì i tratti del suo volto. Una leggera barba gli incorniciava i lineamenti. I capelli lunghi, quasi a toccare le spalle. Gli occhi grandi e profondi, leggermente infossati, di un colore straordinariamente cangiante. Quasi ipnotico. Di media statura, longilineo. Avvolto da una tunica di color avorio. I piedi scalzi. Si spostò di pochi passi in avanti, portandosi sulla punta esterna della prua. Si chinò, sino a toccare l’acqua con una mano. Come ad accarezzare un toro infuriato. Fu allora che un boato di silenzio si scaraventò sul quel mondo in agonia. Come richiamati all’ordine, strattonati da redini incredibilmente severe, i cavalloni in battaglia si calmarono, inchinandosi alla pace. Sull’acqua si creò una traccia di salvezza cristallina. Rilucente, come una via di fuga. La barca seguì quella scia, come attratta da una calamita. Velocemente arrivò sulla riva opposta al punto di partenza. I pescatori balzarono sulla terraferma, quasi increduli. Sconvolti ma felici di essere vivi. L’uomo che aveva placato la tempesta, rimase a guardare quelle scene di giubilo. Rivolse, di nuovo, gli occhi alla lanterna. Spense la fiamma, cancellando il buio. Il sole riprese la sua calda e lucida potenza. Ogni cosa venne affrescata da nuovi colori. La serenità si era riappropriata di quel giorno. Tutto ritornò com’era prima della tempesta. E forse fu proprio quella tempesta ad esaltare la bellezza della quiete ritrovata. Ci sono giorni in cui la vita assomiglia ad una piccola barca, persa tra le onde nel mare agitato. Ogni cosa, intorno a noi, è scura, come avvolta da una tempesta. Ci sentiamo soli. Come se nessuno ci possa incoraggiare o aiutare. Si ha voglia di lasciarsi affogare in quelle onde. Di lasciar perdere tutto. Eppure, al nostro grido di aiuto qualcuno risponde: Gesù risponde

- Salmo 107 (106) 21- 43 “Ridusse la tempesta alla calma, tacquero i flutti del mare. Si rallegrarono nel vedere la bonaccia ed egli li condusse al porto sospirato.”

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