Spingono, strattonano, si lanciano a capofitto verso l’arrivo, si prendono finanche a botte per avere la prevalenza eppure non esiste uno che primeggi. Tanti sono i momenti che si staccano dalla memoria e scendono giù, per quella strada tortuosa che porta fino al cuore.
E nel cuore si conficcano per un istante che sembra eterno eppure immediatamente, come richiamati verso un’uscita di sicurezza, riprendono a salire.
Risalita che finisce negli occhi, deborda nelle lacrime.
Lacrime vere, autentiche, sincere che non appartengono soltanto ai miei occhi ma agli occhi di tutta quella gente che, almeno una volta nella sua vita, ti ha incontrato, conosciuto, o meglio ancora ha avuto l’onore di esserti amico o amica. Sin dal momento in cui nasciamo, per una strana logica del destino, la morte ci cammina incontro. Passo a passo, giorno per giorno, si avvicina sempre di più, eppure per te non ha rispettato le regole della natura, è stata scorretta, è arrivata troppo presto perché ha deciso di non camminare ma di correrti incontro.
Caro Pacino…sei stato un esempio di bontà, di signorilità, di onestà e di amicizia leale. Anche nel dolore, nella sofferenza, non hai risparmiato pensieri e sorrisi per gli altri. Ricordo il giorno in cui sei venuto a casa, avevo appena riacquistato la vista, mi venisti incontro, mi stringesti forte, un abbraccio che mi donavi anche da bambina, e mi sussurrasti: “l’ho sempre detto a Gemma che un giorno sarebbe successo”. Ed ecco, forse è quello il ricordo che ha la supremazia sugli altri. Su quelli che sono parte della mia infanzia, della mia adolescenza.
E lo sai…mi sento in colpa. Terribilmente in colpa, perché il Signore ha donato a me una seconda possibilità e non ha fatto lo stesso con te. Quante preghiere ho infilato sul rosario per chiedere un miracolo, quanta gente ha pregato unita nella speranza di strapparti al tuo destino. Tanta, tantissime persone, anche chi neanche ti conosceva, si sono unite alle preghiere quotidiane. Non è servito. Lo dico scoraggiata e piena di smarrimento. Mi hanno detto che, quando hai saputo che il tuo corpo non avrebbe retto la prova del tempo, hai fatto ciò che solo i saggi riescono a fare: accettare il proprio destino. Anche in questo sei stato grande. Unico. Speciale. E Guardia da oggi in poi è più povera. Lo stesso vale per Serramazzoni, la tua seconda casa. Tutti noi siamo più poveri. Perdere te ha significato perdere un amico, un padre, un marito, un paesano, un uomo come pochi se ne contano sulla faccia della terra. Nei commenti della gente, nelle parole di tanti che ti piangono esiste solo una frase che si moltiplica e si ripete all'inverosimile: era una bravissima persona.
Ma non è una frase di circostanza, non è una di quelle consuetudini che si usano dire nei momenti luttuosi della vita, era ed è una frase concreta, sentita, vera. Una frase che non ha bisogno di orpelli, non ha bisogno di aggiunte stilistiche per essere rafforzata. Questa frase è la chiave che ti ha aperto le porte del Paradiso.
Perché sono certa che tu sei lì e non esiste altro luogo ove tu possa essere ora. Hai pagato sulla terra ogni debito con la vita ed hai dato così tanto in più a tutto e tutti che ora sei creditore di un posto tra gli angeli accanto al tuo fraterno amico d’infanzia Vito.
Solo così appare lieve la tua dipartita. Anche se pesa, come un macigno, la tua assenza sul volto e sulla vita di tua moglie e dei tuoi amati figli.
Qualcuno ha detto che da “bambini siamo stati spinti nel buio, e poi siamo tornati – ridendo o tremando – nella luce…e che morire è essere spinti nel buio e non tornare più”.
Io credo che per te la morte sia stata una spinta verso la luce, perché gli uomini buoni vanno verso la Luce di Cristo.
Non ti dimenticheremo mai.In memoria di Gaetano Magnotta - per tutti gli amici Pacino