Una vicenda che si snoda attraverso voci dimenticate, rinvenute in un manoscritto misterioso, che rimandano ad un passato arcano, pieno di segreti, in cui emerge la figura della Janara, donna vilipesa e in un certo senso temuta e disprezzata, perché diversa. L’autrice, con una sensibilità profonda, fa scaturire da questa narrazione un mosaico di spunti e riflessioni che mettono in evidenza la potenza emotiva di queste donne che hanno sofferto, ma non si sono mai arrese e hanno lottato per affermare la propria identità.
Struggente è la storia del loro destino atroce, prede di una violenza volta a sottometterle per porle in una condizione di inferiorità e l’amore e il senso di protezione di qualcuna che si lancia da un dirupo, abbandonando sua figlia per darle una possibilità e perché non vuole che lei porti il suo marchio infamante e immeritato.
“Io sono semplicemente la guardiana dei segreti. Conosco gli incantesimi per guarire e per nuocere”: le parole della Janara diventano semi di luce e di mistero che percorrono ogni pagina di questo libro intenso e meraviglioso, che ci fa immergere in una realtà in cui il passato, la tradizione e i segreti fanno da contraltare alla sopraffazione nei confronti di queste donne, considerate creature del diavolo, il cui unico scopo, invece, era quello di esserci e anche alleviare il dolore degli altri, attraverso erbe e medicamenti. Significativo è il legame ancestrale della janara con la terra, il vento, l’acqua e il fuoco, lei che diventa custode muta dei cicli lunari.
L’autrice, attraverso un’attenta e accurata ricerca storica, attinge alla tradizione orale con brevi racconti in dialetto, accompagnati dalla traduzione, allo scopo di mantenere il contatto con le proprie radici a cui è legata da un sentimento profondo, trasmettendo agli altri il significato recondito di alcune storie, raccontate durante la sua infanzia e tramandate per generazioni. La gatta janara , cacciata da tutti, ma protetta da una donna che la sente vicina o lo scazzamauriello, il cui insegnamento è che non bisogna volere troppo o il lupo mannaro, vittima di un destino immeritato, il muto del Formicoso in cui aleggia la lotta contro le ingiustizie, l’albero delle janare che ci fa riflettere sul fatto che il nostro destino è legato a ciò che facciamo agli altri, la sedia della Madonna che ci fa comprendere che i bambini che sono senza peccato, vedono ciò che noi adulti possiamo solo immaginare, Dimiura, la casa dei bimbi perduti o la processione dei morti.
Attraverso le pagine del libro scopriamo ricette antiche, infusi per alleviare il dolore, pozioni, elisir, unguenti, rituali e “l’incanto del vento per dimenticare una persona o un amore”: è un libro magico, che incarna il respiro di voci perdute, rappresenta un varco tra il reale e l’immaginato, in cui volteggiano “frammenti di un universo sospeso tra il visibile e l’invisibile”.
E’ un filo che non deve spezzarsi, perché è insito nel presente di tutti noi ed è legato a un eterno desiderio di conoscenza dei misteri e dei segreti del mondo. Fondamentale è anche tuttavia lasciare segni inspiegabili di una realtà che non può e non deve essere completamente rivelata per mantenere un alone di incertezza e senso dell’ignoto.
Un’immergersi in una condizione esistenziale, che l’autrice, in modo mirabile rende sua, perché si riconosce diversa e densa di una pregnanza emotiva che la rende unica e che si evince anche dalle intense poesie che occhieggiano tra le pagine, in cui versi come “se una vita si raggomitola nel nido dell’altrove…sono stata in tutte le lacrime che hai perduto…ho fatto una capanna di silenzio dove metto ad asciugare le parole non dette…le memorie che non hanno più casa nelle parole estinte dal dolore” sono tracce incancellabili di un’anima pura che ha conosciuto il dolore, ma che lo ha trasformato in forza e determinazione per offrire uno spaccato di un mondo ancora sconosciuto.
Suggestivo è il particolare delle pagine mancanti nel manoscritto che “sono sparse nel tempo” e improvvisamente si materializzano per continuare una storia, probabilmente infinita e che ci trasportano con sé, attraverso fili invisibili di una magica aura.