giovedì 26 giugno 2025

Alta Marea - Bruno Caravella - Racconti



"Rimmel" - Un giorno di Gennaio, tempo fa...

Forse me lo regalai un giorno di gennaio. Un tredici gennaio, importante per me. Il freddo del vento gelido mi tagliava il viso, erano inverni veri.
Comprai il disco in vinile, si chiamavano long playng allora, ai magazzini Standa.

Tenevo stretto il disco sotto il mio eskimo, quasi come un tesoro che non dovevo perdere altrimenti come avrei fatto a ricomprarlo dopo le rinunce per raccogliere la somma adeguata?

Era il tempo dei primi sogni, della speranza nel futuro; il tempo delle lotte e delle rivoluzioni, delle vittorie e delle sconfitte.

Era il tempo dei primi amori profondi, delle delusioni, delle ragazze di cui t’innamoravi ma alla fine, per la tua timidezza, si fidanzavano sempre con gli altri.

Era il tempo che la “compagna” ti abbracciava, stringeva, baciava e tu pensavi che fosse slancio politico, liberatorio.

Era il tempo del primo sesso completo.

Era il tempo dei morti e delle guerriglie quotidiane sul terreno di battaglia chiamato Italia.

Il disco, l’Lp, era “Rimmel” di Francesco De Gregori, cantante autore che, proprio con quell’opera, avrebbe raggiunto il suo apice artistico musicale di cantautore. Artista osteggiato dalla critica musicale colta di quel tempo, che lo accusava di scarsa potenza letteraria e di povertà musicale, e da frange estremiste di sinistra, che lo accusavano di essere un idealista traditore nonché autore borghese di canzoni ermetiche che non miravano al cuore ed alle istanze rivoluzionarie del popolo.

Dopo i primi colpi di puntina del giradischi gli accordi del pianoforte introdussero la canzone “Rimmel”, che dava il titolo all’album. Nell’immediato mi colpì il fatto che capii che in Italia si cominciava a cantare qualcosa di diverso, di altro e di oltre, qualcosa davvero rivoluzionario che non seguiva i modelli canori ancora in voga in quegli anni.

Ciò che mi coinvolse emotivamente fu, però, il timbro di voce del cantante: caldo, pacato, equilibrato nel seguire il testo, commosso nel calarsi nelle canzoni, quasi come uno storyteller, un narratore che affabula e affascina l’ascoltatore.

Tutte le canzoni dell’album non erano facilmente comprensibili e richiedevano un ascolto attentissimo e una particolare predisposizione a coglierne i significati nascosti dei versi, a parer mio fatto appositamente dal cantante, oltre ad una conoscenza culturale medio-alta.

Ascoltavo “Rimmel”, più l’ascoltavo e più mi affascinava. Una canzone che ammaliava, grazie soprattutto al timbro ed all’interpretazione di De Gregori, che ti trasportava oniricamente in luoghi indecifrabili, emotivamente in qualcosa che sapeva di pathos, di misterioso.

Con gli anni sarebbe diventata la canzone simbolo della mia vita.

Rimmel, per truccarsi le ciglia. In realtà racconta una normale storia d’amore come tante.

Una storia d’amore finita, come tante, in modo banale: lei ti lascia perché innamorato di un altro.

Forse l’amore è il ”trucco” universale che muove l’umanità . O forse è altro, forse è libertà, forse è prigione.

Un giorno di gennaio, un giorno importante. “Rimmel” sprizzava dal giradischi. Il futuro era già passato.

Giù, Alice mi aspettava.

Tu, ancora non c’eri.