mercoledì 7 luglio 2010

Sul Corriere dell'Irpinia nasce la Rubrica quotidiana"Lettere dal sentimento"

Da un'idea del Direttore Gianni Festa, nasce la nuova rubrica del Corriere: Lettere dal Sentimento a cura di Emanuela Sica.
Il tema scelto è quello del sentimento, nelle sue innumerevoli sfaccettature, c'è il sentimento amoroso, quello filiale, quello amicale, quello non corrisposto, quello del tradimento, della disperazione, dell'illusione, della paura, della fine dei sensi, persino della morte.
Le lettere nascono dalla fantasia della giovane scrittrice ma il contatto con il reale, con le problematiche che possono essere sottese a questo o quel personaggio, che di volta in volta racconta una storia, è pregnante e diretto.
Ogni personaggio narra un percorso di vita e lo fa attraverso delle lettere che mai verranno spedite al destinatario.
La consapevolezza di scrivere, di avere la certezza che quella lettera mai verrà spedita, per i motivi più disparati insiti nell'animo umano, da modo di essere sinceri sino in fondo, di scavare all'interno del proprio essere.

lunedì 14 giugno 2010

Prologo

Le voci dell'anima.
Guardate il video tratto dal mio ultimo libro: ASSOLO


Al passaggio del Pastore.

La storia di una guarigione miracolosa.
Guardate il video tratto dal mio ultimo libro: ASSOLO.

lunedì 17 maggio 2010

In anteprima un monologo tratto dal mio ultimo libro ASSOLO

-A destra la copertina del libro -
Per sempre
Senza il passato, l’unico capace di dare un freno al suo assalto, il dolore morde la mia terra, generando solstizi ed eclissi. Tenace, come una corona di spine che trafigge la mente, si conficca e rimane nelle tempie generando una stasi senza eguali.
Ho perduto in un antico tempio il gioiello più caro, la pietra preziosa, il diadema dell’anima.
Quello che ero si è volatilizzato nel presente, nel percorso delle sue spalle che si allontanano senza dare alcun senso alla fuga.
Piccola, quasi come un colaticcio di cera davanti al focolare, le mie dita si soffermano, accolgono il calore.

Esso non oltrepassa la pelle, non si dirige verso il cuore, rimane fermo nei tendini, impietoso li riscalda, li abbatte nella fermezza fino a farli allontanare.
Neanche il caldo lo soddisfa, quello che il dolore chiede ed anela è custodito nelle profondità dei mari, nel relitto disperso, nella sabbia che si posa sui coralli, nel sogno che si schiude all’alba, nella notte nata per dare forma all’anelata sua bocca.
È un fazzoletto ricamato dal sudore, un albero sradicato dalla foresta, una fonte di ebano…nera, una pece che si attacca a quello che resta dello spirito.
Spirito che tenta di abbeverarsi alla fonte della quiete senza riuscirvi. Quando afferra e stringe la gola, confinando in essa ogni sussulto di terrore, confinando grida che mai suoneranno, rinchiuse nella caverna dell’ugola ferma, solo allora si riesce a vedere l’immensa distesa di rovine che esso lascia al suo passaggio.
A lungo ho implorato pietà, l’unica che io aneli, l’unico sussulto per le mia fragili mani, l’unica speranza che liberi il pregiudizio dal mio volto.
Quante volte l’ho amato e quante volte lui stesso ha sospirato emozioni e passione trattenendo le mani, con sapiente dolcezza, lungo la schiena.
Quante dimensioni si sono aperte nei suoi baci fallaci, nella pozione di amore e tradimento che mi donava senza ritegno, nella pudica aspirazione delle mie braccia che tentavano di trattenere qualcosa di irreale.
Ed ogni giorno, quando la luce del sole mi carezzerà al risveglio e quando la notte mi coprirà con le sue coperte di stelle, avrò ancora la sua immagine nei pensieri.
Non posso o non voglio dimenticarlo è questo il mio incomprensibile destino o la mia ricercata infelicità? La risposta non segue alcun ragionamento ma si lega alla follia e come si stringe ad essa così si ritrae per fuggire lontano, una insostenibile corsa di chi parte e ritorna sempre allo stesso punto di partenza.
Lo so…egli è vendicativo e malgrado sia sazio ha ancora i denti impressi nella mia carne…ed io lascerò che lì rimangano…per sempre.

sabato 15 maggio 2010

Se non ti svegli

Un mio racconto apparso su Comunità Provvisoria

- Tratto da Anatomia di Anime -
PROLOGO
Il sole di questi giorni mi ispira…invitandomi a ripercorrere i luoghi dell’infanzia.Una passeggiata in auto, lungo la strada che da Guardia porta ad Andretta ed il ricordo del percorso mi apre uno scenario indefinito. Da bambina mio padre mi portava sempre, ogni anno, alla festa della Matinella e lungo la strada mi raccontava storie fantastiche, incantate, fatte di personaggi che si animavano nelle ore notturne.Sono passati quasi trent’anni da quelle passeggiate ed il sole non è più lo stesso, sembra avere un velo che lo nasconde, la giornata non è delle migliori. Il vento carezza appena le foglie degli alberi sparsi a macchia nei campi. Intorno un silenzio impressionante, rotto solo dal richiamo delle cicale. Guardo il paesaggio e terra, aria e sole…questo è quello che abbiamo e questo è quello che non avremo più. Il caso della discarica di Andretta è emblematico. La si può paragonare ad un racconto di Allan Poe, per i tratti oscuri che presenta.
Proviamo ad immaginare una storia che la rappresenti.



Un’anima velenosaIn un tempo indefinito, avvolto nelle ombre della mezzanotte, mentre i piccoli di casa dormivano, nei loro letti scavati nel legno di faggio, d’un tratto, si udì un colpo pesante. La porta d’ingresso vibrò tremendamente. Il padrone di casa, trasecolando dal torpore del sonno, seduto innanzi ad un ceppo quasi spento, si alzò di scatto. Si strofinò velocemente gli occhi e si chiese se aveva ben udito:“Chi mai poteva essere a quell’ora?”. Di certo si era lasciato prendere dagli effluvi del vino….e rimuginò qualcosa aggiustandosi la vecchia coperta poggiata sulle gambe.Il fuoco proiettava una piccolissima ombra sul pavimento ed il silenzio di quella casa, rotto dal colpo alla porta, pareva ansimare un vociare di fantasmi, improvvisamente liberati dal rumore. Il colpo si avvertì nuovamente. L’ansia scaturita da quella presenza, improvvisa ed inaspettata, gli fece immaginare un viandante sperduto. La neve copiosa, caduta lungo la strada, l’aveva forse tratto in inganno ed era sicuramente incappato nel tranello del fosso, lungo il sentiero del campo di grano.Subitamente lo stesso si diresse sull’uscio e fatto girare tre volte la chiave di ferro, aprì tremolante un piccolo spiraglio nel buio della notte. “Signore – disse una voce greve – fatemi entrare ho qualcosa di importante da recapitarvi…”A questo punto, con una spinta proveniente dal di fuori, la porta si aprì per intero. Accompagnato dalle tenebre della notte e dal flebile chiarore della luna, una figura distinta nei tratti si faceva strada. Dall’uscio si portava innanzi al camino.Scrutando quella figura misteriosa ed inaspettata, adocchiandola a malapena con il suo monocolo lesionato, il padrone di casa non riusciva ad intendere il perché avesse consentito ad un estraneo di entrare in quel modo in casa sua. Così, rimase a lungo, impaurito e diffidente, tale che non ebbe neppure l’ardire di chiedere: “Chi siete…” - segue -

Se volete leggere come finisce dovete cliccare sul link qui sotto http://comunitaprovvisoria.wordpress.com/2008/08/26/unanima-velenosa-emanuela-sica/

Anatomia di Anime: Nuove Voci

Anatomia di anime è stata scelta dal Gruppo Albatros
- per far parte della collana NUOVE VOCI:
http://www.irpinianews.it/CulturaEventi/news/?news=67301
(leggi l'articolo completo su IRPINIANEWS).

Una goccia d’acqua per l’Anatomia di anime - a cura di Paolo Saggese

"Quante volte ho pensato di essere solo un soffio di vento, buttato lì per caso, in una mattina soleggiata di maggio inoltrato …” “Ma il più delle volte …ho immaginato di essere una goccia d’acqua che, caduta da un nuvolone carico di grigio, scivola lentamente su un albero ricurvo per poi inebriare, rimbalzando su una foglia rinsecchita, una piccola gemma pronta a schiudersi” (da Amico – Monologo in ricordo di un amico carissimo).
Nel presentare questo libro non autobiografico – sebbene ogni libro sia in un certo senso autobiografico, comunque, una raccolta di racconti e monologhi quasi classicamente distribuiti, partirei da uno dei pochi spunti autenticamente autobiografici per comprendere il senso di questa scrittura.
Per Emanuela Sica, gia promettente poetessa, scrivere non e un lusus, uno di quei giochi futili che nell’era del post-moderno equivale al cruciverba oppure alla chattata quotidiana, ma innanzi tutto esigenza vitale di un’anima, che vuole continuare a vivere, che non vuole essere semplicemente “un soffio di vento …buttato lì per caso”, ma quella “goccia d`acqua” che sappia “inebriare…una piccola gemma pronta a schiudersi”.
Almeno, questo e l`effetto che ha prodotto su di me lettore, sin dalle prime battute, sin dai primi righi del primo dei racconti.
Infatti, non mi stancherò mai cli ripeterlo, la scrittura è cosa seria, non è per gente annoiata che non sa che fare, non è per il lettore distratto in attesa di una telefonata o del programma serale, ma è dono agli altri e per gli altri, è ansia continua di ricerca, è moto dell`anima che vuole farsi idea e costrutto, è un contributo piccolo al moto continuo del pianeta che senza la spinta degli uomini “di buona volontà” rotolerebbe come un pallone che non raggiungerà mai la porta.
Talvolta, il pessimismo della ragione ci porterà a pensare che i goal si segnano solo la domenica, e non nella vita, ma il libro di Emanuela Sica e un tiro che va a segno, è una giocata riuscita.
Questa giovane scrittrice ci insegna cosi tante verità, ci dice che dobbiamo lottare e possiamo sperare, ci dice che la parola e la poesia ci possono essere di aiuto, se noi siamo in grado di ascoltare e di ascoltarci, se siamo in grado di ascoltare i tanti silenzi che ci sono interno, di riconoscerci negli altri, di riconoscere negli altri i nostri fratelli, di creare una catena di umanità e di solidarietà, di pensare che un mondo migliore é pur sempre possibile ed é dovere di ognuno contribuire a crearlo, che la vita è una sfida e che ogni giorno dobbiamo costruire la casa della pace e della Fratellanza.
Non so perché questo libro è ricco di fascino, anzi so perché, perché pur parlando dei mali del mondo ci riconcilia con la vita e con noi stessi, ci da l’idea che la speranza é possibile, e che può essere trovata nei tanti gesti quotidiani che sano cattedrali di bene e che ognuno deve costruire.
Questo è il dovere della scrittura oggi, questo è il dovere della cultura oggi. Perché “La notte sta per arrivare…se qualcuno avra bisogno di legna da ardere…io sarò pronta a donate i miei rami”.