LA CHIMICA...


L’ho detto sempre, ho sbagliato mestiere. Avrei dovuto seguire le mie inclinazioni naturali e scegliere di studiare chimica e non giurisprudenza. Effettivamente mi sarebbe servita una buona dose di cognizioni chimiche per capire il senso delle cose, o forse di ogni cosa. A partire da quelle più importanti fino ad arrivare a quelle più leggere. Quelle che, per intenderci, ci fanno battere il cuore. Avrei scoperto con largo anticipo che il cuore, a quanto pare, non serve assolutamente a farci amare le persone. A farci essere ciò che siamo. In effetti andrebbe relegato alla mera condizione di muscolo che, meccanicamente, ci tiene in vita. Se poi qualcuno si azzarda a dire che ha qualche implicazione nel fenomeno “chimico” dell’amore…può essere tacciato di estrema ignoranza. Vediamo di capirci qualcosa. Secondo un recente studio antropologico in ogni processo vitale e sensibile un ruolo preponderante se non unico appartiene alla chimica. In sostanza dalla base cellulare alla costruzione dell’essere vivente tutto è riportato a fenomeni chimici. E fin qui nulla-quaestio. Particolare attenzione è caduta sul ruolo della chimica in amore, quello di cui parlavo all’inizio riferendomi al ruolo, praticamente assente, del cuore. Quello che renderebbe “eterno” l’amore non sarebbero la comprensione, l’affetto, l’impegno reciproco (o altre emerite fandonie che ci propinano filosofi e psicologi). La lunghezza infinita del sentimento amoroso (c.d. “eternità”) sarebbe essenzialmente collegata a due sostanze chimiche presenti nel cervello. L’uomo avrebbe, ben nascosti nei gangli cerebrali, quattro tipi di personalità: gli esploratori, i costruttori, i direttori ed i negoziatori. Ognuna di queste personalità differisce dall’altra a causa, appunto, della chimica cerebrale. Precisamente quello che modifica l’atteggiamento è la variazione dei livelli di dopamina e serotonina. Sostanze che, sempre secondo questo studio, sarebbero implicate con il ruolo svolto dal testosterone e dagli estrogeni. La serotonina determina un atteggiamento fedele, pacifico, tranquillo, dando vita ad una personalità “costruttiva”. Se invece è presente in maggior quantità la dopamina allora è possibile che la personalità non sia per niente fedele o tranquilla ma che sia sempre alla ricerca, per così dire, di novità (e non aggiungiamo altro). Per contro, chi presenta elevati livelli di estrogeni ha una personalità alquanto fantasiosa e decisamente socievole. Chi, invece, ha alti livelli di testosterone mostra una mentalità concettualmente severa, rigida. In questo calderone di chimica emozionale persino le fasi dell'amore possono essere rilette alla luce dello studio antropologico predetto. Quello che chiamiamo (a questo punto impropriamente) “amore romantico” sarebbe essenzialmente legato alla produzione di dopamina. Cosa avviene nel nostro corpo quando cadiamo nella rete (chimica) dell’amore romantico? Si inizia col non dormire, si mangia pochissimo o nulla, segue la perdita di peso ed il nostro pensiero è totalmente devoto all’altra persona. Insomma si diventa ossessionati o ossessivi per i bassi livelli di serotonina. Anche l’elevato tasso di testosterone provocato dall’eccitazione sessuale può indurre un’elevata produzione di dopamina nel cervello e scatenare l’amore. E la fase passionale? Qui invece la fa da padrone la feniletilamina (PEA) (un ormone eccessivamente delinquente simile all’anfetamina) che produce esaltazione, unito (ovviamente) all’aumento delle prestazioni psicofisiche. Questa condizione ormonale, sostanzialmente, droga il cervello provocandone assuefazione e se viene a mancare scatena una reazione depressiva come quella che avviene nel caso di astinenza. Studiosi hanno trovato tracce di PEA nell’acqua di rose e nel cacao e forse è proprio per questa ragione che si regalano rose in fase di corteggiamento e si mangiano cioccolatini (o interi barattoli di nutella) quando finisce un amore. Esiste poi la terza fase dell’amore, quella che porta due persone a consolidare ed ad attaccarsi a lungo termine. Ed anche in questo caso, il nostro cuore non conta nulla. Tutto e ridotto ad un ormone che stimola l’affetto reciproco, quello che poco fa abbiamo chiamato con il nome di attaccamento: l'ossitocina. Un altro pilastro chimico ormonale prodotto dall’ipofisi. Alcuni esperimenti (crudeli) hanno costatato che somministrando ai topi maschi ossitocina questi contribuivano a costruire il nido e a proteggere la prole; se si bloccava la produzione dì questo ormone, invece, divoravano i figli. A sentire queste cose vengono i brividi ma secondo gli scienziati anche i nostri uomini (e non solo le donne) potrebbero essere come i topi (?!). Nella successiva fase dell’amore, quella della maturità, la coppia continua ad essere legata sempre e solo grazie alla chimica. Se si producono endorfine si rimane maturi insieme. Le endorfine sono proteine prodotte dal cervello che hanno un effetto analgesico e calmante. A stimolare tale produzione è la costante presenza del partner. Non so a voi ma a me tutta questa chimica mi inquieta….(fine prima parte - Emanuela Sica©Copiright)

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