Mi ha cercata.
Trovata.
Mi ha sorpresa, come un fulmine, squarciando il sereno dei miei occhi.
Mi ha umiliata, quando ha deciso di prendere una camera nel mio corpo, senza chiedere permesso.
Da due mesi vivo con questo inquilino: il dolore, senza riuscire ancora a dargli lo sfratto.
Eppure questa forzata convivenza mi ha rivelato qualcosa.
Mi ha insegnato a conoscere cos'è veramente il dolore, ciò che ogni uomo considera come il più atroce dei nemici.
A comprendere il suo linguaggio.
A tenerlo sotto controllo.
Ad abbracciarlo forte quando decide di fare male senza alcun ritegno.
A farlo calmare con un sorriso.
A non farlo divagare nella disperazione.
A non farlo debordare in inutili lacrime.
A camminare quando ti dice di stare ferma.
A mangiare quando ti dice di digiunare.
A vivere quando ti dice che sei pronta per morire.
A percepire le cose nella loro reale essenza.
A cancellare l'ipocrisia dell'apparenza.
A guardare con gli occhi del cuore.
A prendere nell'anima tutte le virtù, i tesori che nascono da questa sofferenza.
A rendere grazie a Dio anche di questo Dono.