venerdì 22 agosto 2025

BiblioIlde: "Come l'arancio amaro" di Milena Palminteri


A cura di Ilde Rampino

Un segreto che attraversa gli anni e le generazioni: Carlotta percorre i sentieri sconnessi del ricordo di suo padre Carlo, morto lo stesso giorno in cui lei era nata, attraverso le sue cose, i luoghi, mentre sente che una verità sconosciuta le brucia gli occhi. 

Le protagoniste di questo intenso libro, Sabedda e Nardina sono due facce di una stessa medaglia, che non accettano le imposizioni degli altri e cercano a fatica, ma anche con determinazione, il loro posto in una società che le considera ai margini e le giudica.

Sabedda era “selvaggia”, viveva con suo padre Bartolo e la sua bellezza la rendeva preda dei desideri degli uomini, ma non voleva arrendersi al suo destino, voleva offrire una possibilità a suo figlio, voleva scegliere in un certo senso e alla fine accetta qualcosa di illecito, ma serbando tuttavia la forza di andare avanti. Profonda è la dignità di Sabedda e desiderio di non rinunciare mai veramente a ciò che le appartiene, affidando alle ali della vita ciò che per lei è più chiaro, seguirlo da vicino, senza dire una parola e proteggendolo con il silenzio e l’amore che trasmette. La sua sensibilità nascosta è molto profonda, la sua è una lotta perenne contro i pregiudizi e le prevaricazioni di chi si sente “padrone” e vuole comandare sulla vita degli altri. Sua figlia crescerà come una signora e non dovrà avere paura di niente, perché lei le sarà sempre accanto, anche se da lontano. Il sentimento di odio e di disprezzo che riempie il cuore di Sabedda nei confronti di Stefano è acuito dal suo avvicinarsi a Carlotta, temendo che le farebbe del male, pur non essendo a conoscenza del loro segreto.

Nardina, “sposa senza prole”può considerarsi l’immagine speculare di Sabella, una ragazza divenuta ricca, ma che vive di insicurezze e di rimpianti; sua madre, a causa della sua ambizione e del desiderio di riscatto sociale, l’aveva fatta studiare. Non cede alle pressioni di una famiglia che la disprezza, anche perché non riesce a dare un erede al marito. Il loro matrimonio andava bene, nonostante egli si concedesse qualche scappatella. Nardina prova risentimento nei confronti di sua madre che, per la sua ambizione, la costringe a fare qualcosa che lei non riesce a comprendere, ma accetta e comincia a fingere , sempre di più, fino a costruire una rete di menzogne da cui non è più capace di liberarsi. La sua irrequietezza è la conseguenza della sua inquietudine e della difficoltà, unita al rimpianto, di non riuscire a scegliere la vita che vorrebbe e di amare chi vuole.

L’avvocato don Peppino Calascibetta rappresenta colui che tira le fila delle vicende dei personaggi, nasconde e rivela segreti, protegge coloro che sente vicini per un debito di riconoscenza o per il rimpianto di un amore impossibile e mai rivelato e ormai perduto.  Peppino non vuole dire la verità a Carlotta, sa che si sentirebbe turbata, perché comincia a sospettare qualcosa. 

Carlotta ricorda l’affetto profondo che la legava alla selvaggia Sabedda, la sua bambinaia e il senso di vuoto e di mancanza d’amore che avvertiva accanto a sua madre Nardina: non riusciva ad avere una storia autentica con un uomo, perché il suo “buco d’amore dava tormenti, ma si teneva nascosto”. Approfittava sempre della disponibilità di Sabella: quando improvvisamente se ne era andata, si era accorta di aver perso il suo sussidiario, sentiva che era stata lei e la commuoveva l’idea che avesse voluto portare con sé un po’ di lei. Un ricordo indelebile è quando morì sua madre Nardina:  le aveva indicato una “cartula” con un fiore che si appende al collo dei neonati, senza dirle niente, ma lei aveva capito che era qualcosa di importante. 

Alla fine Sabedda aveva deciso di andarsene, giurando in cuor suo che Carlotta avrebbe saputo ogni cosa e le scrive una lettera, in cui le rivela la verità : “ti fui madre due volte, al parto e partendo per sempre, sono morta in Sicilia e rinata dall’altra parte del mare”. Le consiglia di farsi ”albero di arancio amaro, con le spine e i fiori che hanno un’essenza rara e preziosa che altri fiori, più nobili, non hanno, attraverso l’innesto che sempre comporta tagli profondi, con il tarocco dolcissimo che ne era cresciuto”, mentre le insegna che il profumo del suo fiore bianco è quello della libertà sui cui passi dovrà sempre procedere: questa sarà l’eredità che le trasmette.