domenica 27 luglio 2025

BiblioIlde - “La verità è un fuoco" di Agnese Pini


A cura di Ilde Rampino

Un lampo improvviso, che squarcia il velo della menzogna e svela un’immagine, piccole tracce di un segreto mai svelato che spalanca un baratro in cui si può precipitare e ci si immerge in quel buio che si addensa sempre più. E’ questo il momento più difficile e pregnante della vita di Agnese che segna la sua adolescenza in modo rilevante ed imperituro, in cui scopre la verità su suo padre che non riesce ad accettare, per infrangere il silenzio che sigilla la loro intesa e guardarsi allo specchio che riflette un’altra sé che non riconosce più.

Attraverso i meandri del suo cuore ferito vorrebbe cercare di comprendere quali siano stati il suo tormento e il suo dolore, le ragioni celate di una scelta definitiva che ha rivoluzionato la sua vita. Nel profondo disagio ed inquietudine che Agnese prova, percorre tutti i sentieri dell’esistere, aprendo il suo cuore al dottor F. per chiedersi in quale notte dell’anima suo padre abbia sepolto il suo rimpianto, se c’è stato e quanti interrogativi e delusione egli abbia dovuto sperimentare.

Quell’ album rosso, trovato per caso in fondo ad un cassetto, in cui si affollavano   foto della “vita di prima” di suo padre, che la sconvolgono: quei paramenti sacri appartenevano ad un’altra persona che lei non conosceva, ma quella foto l’aveva sempre portata con sé, era il filo che univa le due vite di suo padre, come aveva conservato anche la sua pipa. A quell’età, tredici anni, non avrebbe potuto condividere quel segreto con nessuno, per un senso di profonda vergogna,  il suo mondo “stava stretto dentro poche strade”: era come se l’avesse travolta un uragano, viveva un insieme imprescindibile di emozioni. La sua domanda posta ai suoi genitori avevano creato una distanza e aveva visto il viso di suo padre “spezzarsi e anche il mio”, l’improvvisa solitudine di un padre e di una figlia che si scoprono senza difese, ma, dopo la sua risposta , il dolore era diventato sconfinata tenerezza e l’odio si era trasformato in pena

L’esistenza di suo padre aveva continuato a rappresentare un atto d’amore con l’adozione di due bambini che vivevano in un orfanotrofio in Perù e, durante i suoi numerosi anni di insegnamento, non vi era stato un momento in cui deviasse dalla strada su cui si era incamminato sin da quando era molto giovane e non era mai venuto meno ai valori profondi in cui credeva e che aveva trasmesso agli altri

Agnese aveva bisogno di ripercorrere i luoghi in cui i suoi genitori si erano conosciuti e innamorati , come la biblioteca del seminario di Sarzana in cui aveva studiato da ragazzo  e avrebbe poi insegnato come giovane prete e in quelle stanze ora vuote sembrano riecheggiare i momenti della sua giovinezza, le incertezze, gli sguardi timidi, la ritrosia di lei: il mistero del suo segreto era cresciuto in lei nel silenzio e nelle domande che non aveva mai avuto il coraggio di fare, perché aveva reputato incomprensibile la scelta definitiva di suo padre. “La figlia di Pini” per lei aveva rappresentato una sorta di stigma e non riusciva a perdonarlo, anche se si rendeva conto che egli aveva dovuto lottare contro i pregiudizi di tante persone e che egli, bambino fragile e malaticcio e adolescente inquieto poi, si era trovato ad affrontare una situazione che forse in realtà non aveva scelto consapevolmente e ne aveva sofferto.

Un elemento pregnante della storia che fa riflettere è la foglia che sua madre aveva avuto in dono da bambina e che le aveva regalato: Agnese la conserverà per tutta la vita, perché sentiva che “se avessi perso quella foglia avrei perso una parte di me”, era diventata una sorta di ponte e di legame tra loro due, anche se talvolta lei non riusciva a comprendere la sua ritrosia e la mancanza di ribellione e di spirito combattivo, anche se si rendeva conto che essi avevano avuto coraggio e forza nel portare avanti la loro vita, pur in una condizione così difficile. 

Attraverso un percorso di ricordi, ricostruendo una storia di sentimenti autentici, anche se ottenebrati da sensi di colpa, “la responsabilità intera della vita di un altro, la rinuncia intera della propria” aveva compreso che suo padre aveva sempre obbedito e aveva avuto rispetto della sua vocazione. 

Significative sono le pagine in cui finalmente Agnese riesce a fare un sogno in cui aveva incontrato un venditore di accendini e lo dice al dottor F. : una sorta di scoperta, per illuminare e squarciare il velo della verità e, forse, fare finalmente pace con il proprio passato.