SE SOLO POTESSI MORIRE DI NUOVO...


Padre... credevo, anzi ero certo che il mio viaggio fosse giunto alla fine. Quando sono salito, fino dove Tu sedevi, pur sentendo venire meno le forze, sono corso ad abbracciarti. Credevo, ero sicuro, che la strada, oramai si fosse chiusa alle mie spalle.  Quello che era stato era stato e tutto il resto sarebbe diventato solo una storia da raccontare, innestata in miriadi di preghiere. Nell’istante in cui il cielo è diventato una trave pesantissima, quando ho avvertito lo spirito anelare nuovamente l’uscita veloce dal corpo, quando ho abbracciato l’aria ed ho visto l’orizzonte tingersi di un nero plumbeo, quando ho sentito l’odore del buio scendere sulla terra...quando tutto il mondo è parso trasformarsi in una immensa fornace... allora... il lume dei miei occhi ha visto la strada del ritorno, la discesa da ripercorrere, il supplizio da rivivere.
Lo confesso...qualche lacrima la sento, pare indietreggiare....cerca di non debordare dalle palpebre. Non voglio che Tu mi veda piangere. Non lo farò. Quello che voglio è che Tu mi ascolti, che Tu senta le parole di questa mia supplica, ma non dire niente, “lascia che io finisca...quello che vedo ancora incompleto...”.
La provvista del mio cuore, quello che avevo donato con tanta trepidazione, dolore e sofferenza, di fronte alla Tua ricerca di verità....era o sembrava essersi esaurita. Credevo che fosse oramai giunto il tempo di trovare riposo al Tuo fianco, nella luce del monte più alto, quello che non sembra finire mai....ed invece, la vita si è legata nuovamente alla morte che ho appena sconfitto. Essa riviene nuovamente nei miei pensieri aprendo...di nuovo....quella porta ... mi indica il passaggio. Padre mio...quando ho visto, udito, inteso il senso di quello che veniva vissuto ho capito....e questa volta sono io che te lo chiedo. Tu ascolta la mia preghiera, Ti prego ascoltami!
Lo sai, ogni parola ed ogni frase ammette interpretazioni, quella che uno pensa sia la verità assoluta è per un altro l’articolo che precede la bugia, la nervatura più profonda del dubbio. Esse potrebbero sembrare opposte parafrasi di pensieri eppure, in ognuna di esse, è insita la cruda realtà dell’esistenza, del vivere e morire, sempre e comunque.  Ho visto, conosciuto ed ancora conosco tutte le vite del mondo, nella mia pur breve esistenza. Avevo trentatrè anni e non dimenticherò mai il Tuo sguardo... Padre. Così simile al buio della notte...così intenso da penetrarmi nell’anima e dare il primo colpo di spada al costato. Quando ti ho chiesto di lasciarmi vivere ho preso la Tua risposta come una devozione di fede. Ho agito come se il sacrificio non dovesse costarmi niente, come se la paura non dovesse corrodermi le emozioni...ho continuato il calvario, a salire senza dare un colpo di fiato, senza prendere un respiro che non fosse pieno di polvere. Neanche per un istante avrei liberato il corpo dal dolore immenso che provavo...sarei potuto volare in cielo come una nuvola primaverile, scomparire senza lasciare traccia, se solo....anche per un momento ...avessi deciso di abbandonare tutto...e non tenere fede al destino che Tu avevi scritto per me. Morire e morire per l’eternità, ogni notte ed ogni giorno che nasce, ricamare nella carne la vita dell’umanità e perdersi per essa. Quando, tra le stelle più brillanti del cielo, ho visto la forma che doveva avere il mio domani, non mi sono detto “lascialo andare....” ho deciso di dedicare ad esso la poesia dell’anima mia e forgiarne l’essenza vicino a quell’ulivo secolare.  Ho rivisto il sangue che lasciava veloce le vene... avevo donato tutto quello che ero all’uomo, divagando nell’aria violenta di quel pomeriggio tempestoso, in esso la mia esistenza, quella che si ritrae nelle preghiere notturne, ha vinto la distanza con te...Padre... per dosare, in un raggio di sole, la verità della mia tristezza. Nel sigillo dell’infinito anche l’eterno mi sorride e dona nuova luce a tutte le albe che dipingi con le Tue sante mani. La creazione è in me sintesi di anima immortale.  Padre... se non mi avessi donato un’anima immortale, io Ti avrei chiesto di avere solo un giorno per conoscere il vero amore, quello degli uomini giusti. Li avrei trovati tra mille ed a questi avrei chiesto il perché delle cose. Trovare dove si nasconde il peccato che infiamma il mondo... sarebbe diventata una necessità assoluta ed incommensurabile. Una delle verità più certe e più consolanti della fede è sapere di vivere eternamente. So che la morte mi è stata data da Te... Padre. Io non la rifuggo. Non vorrei mai separarmi da Te ma accetterei di morire per dare a loro, nuovamente, il mio sangue come tributo di giustizia. Voglio morire, come sono morto e per le stesse ragioni consentirei al centurione di scavare di nuovo non uno ma cento buchi nelle mie mani. Alzerei di gli occhi al cielo e pregherei nuovamente come sul monte duemila anni fa. Vorrei subire, di nuovo, le umiliazioni della via dolorosa, il freddo del sepolcro, il cuore che si ferma...di queste moltiplicarne gli effetti sulla carne. Voglio morire perché la fine del mondo è già arrivata ma nessuno se ne è accorto. Passi da me questo calice” ...di nuovo agonizzare e sudare sangue, accettare il sacrificio con la stessa paura con cui lo accettai in ginocchio e piangente. Troverei certamente chi potrebbe tradirmi senza avere nessun rimorso....accetterei la fustigazione come ulteriore e sommo dolore prima di risalire il calvario. Abbandonare l’anima mia nelle mani Tue...Padre Mio...di nuovo...affinché sia fatta, questa volta non la Tua ma la Mia volontà. Voglio morire, per lasciare che il sole sorga di nuovo sui letti dei bambini, piano piano, come una mano che lentamente apre le tende e lascia entrare la luce nella stanza...a riscaldare e dare speranza.
Voglio morire quando tutti sono a letto e dormono, lasciando che la terra imploda silenziosamente per poi farla rinascere in un secondo, senza fare rumore, prendendo solo poche spighe in un campo di grano. Le porterei con me nella mando destra e le lascerei all’ingresso della porta celeste come pegno di quello che volevo in cambio da loro. Poche elemosinate briciole del loro amore. Niente in confronto a quanto Io li amo. E quando il sole radioso avrà inondato tutto il mondo, quando essi si saranno risvegliati dal tepore della notte, quando i loro occhi si saranno dischiusi e fermati ad osservare le distese innevate... quando ogni valle, ogni campo e radura sarà diventata solo un manto bianco, allora Io non sarò morto invano, di nuovo.
Si...voglio morire, con tutto quello che accompagna la morte di un uomo. E per loro terminerei nuovamente i miei giorni nella solitudine del sepolcro, attendendo anche cento anni prima che sorga il mattino della rinascita eterna. Versa di nuovo il mio sangue in questo calice, lascia che io lo beva di nuovo, mescola in esso tutto il male del mondo, disciogli la paura, l’ansia, la trepidazione, la malattia, la guerra, l’abominio, la fustigazione, la violenza e tutto l’inferno che trae beneficio dal crimine. Io lo berrò senza lasciarne una goccia, avrei nella mente solo il profumo delle rose, la mano calda e tenera di Mia Madre che mi pettina i capelli, l’unguento profumato che massaggia sulle mie ferite...il suo sguardo davanti alla croce, filtro che infonde coraggio al fanciullo che piange davanti ad un cane ringhioso.  Lasciami risorgere tra le strade della povertà più tremenda, degli ospedali, delle anime in pena legate un filo di salvezza, delle stelle cadute in un pozzo di petrolio ardente, delle mura fredde di una casa abitata dal dolore. Lascia camminare, di nuovo, al mio fianco il Demonio. Lascia che io gli tenda la mando nell’attimo in cui vuole ferirmi a morte. Lascia che gli mostri la bellezza dell’anima che vive di preghiera, che carezzi il suo volto livido di rabbia. Sono sicuro...potrei cambiare la tragedia che incombe...in una storia a lieto fine.
Quello che chiederei? Solo una preghiera, pur veloce o detta senza pensarci, vorrei sentirla mentre risalgo la crina del monte e così come Io mi sono consacrato a loro così vorrei che il mondo, da questa mia piaga, rinasca nuovamente. Voglio morire, perché l’amore che da essa potrà generasi è più forte di ogni cosa. Chi dona la vita per amore giunge al trionfo e corona la vittoria che ha sempre anelato. Voglio morire, di nuovo e farli ritornare come erano al principio. Voglio morire e donare nuovo spirito, come quando uscirono dal grembo delle loro madri. La morte mi serve come una benedizione, purificherebbe la macchia indelebile di quello che sono diventati, in essa potrebbero trovare anzi... ritrovare loro stessi, anime incredule in cerca di troppe risposte.
E la mia morte, nella superbia di quanti la temono, nella idealità di quanti l’anelano come momento di chiusura del dolore, quanto bene potrebbe portare: “Padre...se solo potessi morire di nuovo...”


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