CHI VINCE ALLA FINE...
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In memoria del prof. Aurelio Cangero Sindaco di Sturno |
Ogni cosa al mondo è il risultato di un conflitto. Un conflitto spesso senza fine. Un conflitto che genera altre lotte dalle sue stesse ceneri. Pensiamo al conflitto esistente in natura tra la notte ed il giorno. A quello più spirituale, tra il bene ed il male. A quello più terreno e carnale, tra la vita e la morte. Ma ci siamo chiesti perché la notte deve succedere al giorno? Perché il sole deve dileguarsi sotto il mantello pesante del buio notturno? Perché i tramonti durano giusto il tempo di trattenere il fiato e poi si tuffano nell’asfissiante silenzio della sera? Se la nostra vita è una lotta per la sopravvivenza, una battaglia persa in partenza, per quale ragione siamo costretti a venire al mondo? Se questa domanda ci lascia perplessi, se la mente inciampa in un ragionamento che fa fatica a definire un percorso esistenziale, allora siamo ancora appesi ad un filo d’incoscienza. Eppure se riusciamo a darci la risposta, se l’idea si lega immediatamente al perché delle cose, allora vuol dire che abbiamo consapevolezza. La consapevolezza di essere al mondo per una ragione che parte da un principio ed una fine: l’amore. L’amore avuto in dono da un essere più grande di noi, eppure invisibile ad occhio umano. L’amore avuto in dono da chi ci ha messi al mondo. L’amore che ci fa battere il cuore quando incontriamo una persona, sino ad allora, sconosciuta che diventa tutto il nostro mondo. L’amore che ci porta a spenderci per il prossimo, per chi ha avuto un destino meno fortunato del nostro. L’amore che ci fa sopravvivere alla morte. La consapevolezza di essere al mondo per dare e ricevere amore è la chiave, la risposta. La consapevolezza che il mondo inizia da noi e con noi continua, senza interruzioni. Gli indiani dicevano che anche nell’animo umano c’è un terribile combattimento: due lupi si contendono la supremazia su ogni essere umano. Uno è cattivo, mostra i denti rabbiosi ed è invidia, dolore, rimorso, avidità, arroganza, colpa, risentimento, superiorità, ego, bugie e falsità. L’altro è buono, mansueto, è gioia, pace, amore, speranza, serenità, empatia, generosità, verità, compassione, fede. Alla fine quale lupo vincerà? Semplicemente quello che nutriamo. Se cibiamo il primo lasceremo vincere il peggiore. Rimarremo uomini nell’aspetto ma animali feroci nel cuore. Se cibiamo il secondo saremo uomini nel corpo ed anche nell’anima. Saremo ciò che differenzia l’uomo da ogni altro essere vivente. Ed il secondo è quello che ha cibato anche Aurelio, nel corso di tutta la sua vita. Amore, rispetto, empatia, generosità, gioia, sono stati gli alimenti del suo quotidiano. E dalla lotta, da chi vince alla fine, dipende anche quello che rimarrà di noi quando la sera, la morte, arriverà a coprire ogni cosa con un velo di tristezza. Per questo Aurelio sarà, per i suoi cari, per i suoi amici, per chi lo ha conosciuto, quello che è stato sempre: una persona per bene. È vero, quello che siamo stati in vita ci permette di superare il dramma della morte attraverso i ricordi, nutriti dai sentimenti. Quel filo, quel legame con la terra e con chi rimane, non potrà mai spezzarsi semplicemente perché oramai si è fuori dalla vista umana. Se si è stati di esempio. Se si è vissuti con la consapevolezza del bene e di fare bene, allora niente e nessuno potrà mai offuscarne la memoria. Perché se è vero che la morte spegne il cuore è anche vero che quel battito si riaccende nel cuore di chi resta. Per questo il cuore di Aurelio batte ancora.