UNA COSTANTE INCOSTANTE

Potrebbe essere come l’acqua di un fiume che scorre. Un moto persistente, perpetuo, che si insinua tra le pietre e la terra, generando percorsi lineari ma anche cascate imponenti, dove la corrente è forte e travolgente ma anche calma e senza forze. Potrebbe essere come il vento, come un tornado di grande calibro, brutale, quasi prepotente, che tutto modifica, che tutto spinge, che sblocca inverosimili staticità e che, spesso, scompone la perfezione delle cose. Così come potrebbe essere una leggera brezza di aria purissima che, appena accennata, assomiglia più al respiro di un sonno profondo che al risveglio della vita. Potrebbe essere una sorgente, inesauribile, di vapore, a tratti bollente, a tratti gelida. Un mix di sbuffi antagonisti, l’uno di riflesso all’altro. Vapore che rende morbida, ma anche dura, la materia che ci circonda. Umidità che liquefa, oppure indurisce. Materia che si trasforma in una colata di lava informe o in un cristallo policromo, bellissimo da vedere ma troppo sensibile davanti alle meteore della vita. Potrebbe essere un dolcissimo nettare salvifico o una velenosa pozione. La medicina che risana una ferita o puro arsenico, generato da illusioni e tradimenti. Potrebbe essere tutto ed il contrario di tutto ma, per ogni via che si apre c’è sempre un’opposta direzione. Per ogni interruzione c’è sempre un punto di ripartenza. Eppure, non occorre chiedersi cosa sia. Quando provi a ragionare negli schemi che ti eri costruito e ti rendi conto che sei già fuori da quegli schemi, allora la logica non ha più ragione di esistere. Quando sei convinto che è quella la cosa da fare e, dopo un attimo, hai la prova che quella era la più sbagliata da intraprendere; quando la vita ti spinge più in là del confine che avevi deciso di non varcare mai, è allora che ti trovi di fronte ad una scelta. Devi scendere a patti con lui. Con l’unica costante geneticamente incostante della nostra vita: il cambiamento. Perché ad ogni azione corrisponde la sua necessaria conseguenza, ad ogni inizio corrisponde la sua necessaria conclusione, perché non c’è niente che si fermi, che ti fermi, che ci fermi, in questo ballo senza tempo organizzato dal mutamento. Possiamo ritrovarcelo davanti, senza neanche averlo cercato. Possiamo essere travolti, senza neanche esserci accorti che stava arrivando. Possiamo farci rincorrere e superare, senza neanche aver corso un miglio. Possiamo farci prendere, senza neanche aver provato a scappare. E, di fronte a lui, ci ritroviamo come davanti ad un incrocio senza vie ombrose o soleggiate, privo di ogni indicazione. Allora possiamo soltanto scegliere: se affrontarlo in battaglia o  farci prendere prigionieri, senza provare ad opporre resistenza. Certo, potremmo lasciar andare le cose per il verso in cui è naturale che vadano, senza fare troppe domande, senza spezzarsi la schiena per fare in modo che non accadano. Consapevoli che il cambiamento non pone regole né le accetta. Non definisce il tempo in cui dovrà accadere, non va di fretta né va troppo lento. Oppure bisognerebbe semplicemente accettare che di questa costante non potremmo mai farne a meno. A meno che non si voglia rimanere con i piedi incollati alla durezza ed all’ignoranza. A meno che non si voglia diventare fango in un solco di acqua stagnante. A meno che non si voglia diventare piante, travolte dal secco o dal gelo delle opposte stagioni. La mutazione si avventa su di noi e non possiamo fare niente perché non accada. Possiamo solo effettuare quella scelta, prendere una decisione. Se essere argilla e farci modellare da questa vita o rimanere pietra e, sottomessi all’immobilità, lasciarsi risucchiare, come un masso che affonda nella sabbia. Potremmo essere come un soffione fluttuante, spinto dal vento verso lidi più silenziosi e carichi di speranza, oppure stelo di marmo, freddo, granitico, incorrotto dal tempo ma corrotto dalla noia. Davanti al mutamento non ci rimane che scegliere. Perché ogni cosa che si ferma prima o poi riprende il suo cammino. Perché ogni viaggio non è mai uguale a quello che si è appena concluso.

Il canto delle Muse. I libri del mio tempo

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