L'AMIGDALA

Io ti amo. Ti desidero. Lo ripeterò finché questi due concetti non lascino un sigillo nella tua mente. Te lo ripeterò, fino a che avrò voce e forza per gridarlo. Perché questo urlo inascoltato possa toccare i tuoi timpani insensibili. Penetrando nei cunicoli del cervello, fino a toccare l’AMIGDALA e darle una sferzata. Quasi una scossa per farla acquietare. Per farla smettere di mandare impulsi equivoci al sistema nervoso. Per farla smettere di bloccarti nella voglia che hai di vivermi. Per farla smettere di generare paura. In fondo è grande come una mandorla. È irrilevante, marginale, quasi banale. Può mai competere con la grandezza del mio cuore? Con la grandezza di questo sentimento travolgente e stravolgente? Ti prego: guardami! Guardami quando ti parlo. Fissa gli occhi su questo cuore che si confessa attraverso il corpo. Che si confessa attraverso la bocca. Che si confessa attraverso le parole. Parole che non hai mai voluto comprendere. Parole che avrebbero dovuto darti l’idea di un’attrazione senza freni, quasi virulenta nel suo dna. Eppure sono così semplici. Chiare. Quasi cristalline, nitide, senza alcuna sbavatura. Senza alcun fraintendimento. Ti amo. Ti desidero. Te lo sto dicendo da una vita e tu, neanche adesso, mi rispondi. Non accenni ad un sorriso di comprensione. Non accenni ad uno sguardo d’intesa. Neanche adesso mi guardi come una donna dovrebbe guardare l’uomo che la ama più di ogni altra cosa al mondo. A volte mi sono chiesto, me lo chiedo anche ora, se capisci il significato della parola amore? Lo comprendi? Se mi amassi come ti amo io, come io ti desidero, ora saremmo solo noi. Noi ed i nostri stracci mortali da qualche parte nel mondo, magari davanti ad un tramonto mozzafiato. Noi e le nostre passioni carnali, su qualche isola infuocata. Passione che ci terrebbe stretti, abbracciati, mentre il rumore delle onde rende mistico il nostro amplesso. Questo è l’amore ed il desiderio, il suo sposo necessario. Tenersi abbracciati, stretti, in un nodo che non dovrebbe mai sciogliersi per niente e nessuno al mondo. Un nodo che si forma e si conforma alle nostre vite e ne fa una vita sola. E non cercare di dire che non è così. Tu sbagli. Tu non vedi quello che io vedo. Tu lasci che sia quella piccola centrale di impulsi nervosi a generare l’immagine di chi hai davanti. Tu lasci che sia lei a formare il mio aspetto. Guardami, ti ho detto di guardarmi. Ancora non riesci a capire. Non ce la fai proprio. Ancora non riesci a toccare la durezza di questo sentimento. Ancora non riesci ad intuire quanto sia profondo. Quanto sia sceso nella carne. Quanto abbia scavato nell’anima. Quanto abbia perforato il cuore. Quanto lo abbia reso fragile nelle strutture. E quando batte, in ogni battito, fa sempre più male, materializzando un dolore che vivo in estrema solitudine. Tu non lo senti. Non puoi sentirlo. Ma se ti spogliassi, per una volta, della paura, e ti rivestissi delle mie sembianze, forse capiresti. E solo allora comprenderesti, quale e quanto affetto è assiepato nel mio essere. Ma tu non mi ascolti. Perseguiti un silenzio che mi trivella la mente come una sirena spiegata. La sirena di un’autoambulanza che si avvicina sempre di più al nostro palcoscenico. All’arena del nostro amore finito. Un acuto suono che si mangia ogni cosa, anche il mio respiro. Che ingoia anche questo odore di sangue. Tu non parli e rimani immobile in questo lago rosso che ancora fuoriesce dalla tua testa. Quando ti ho chiesto di amarmi dovevi dirmi di sì. Amare è sottomettersi ai desideri dell’altro. I miei desideri. Ma tu non hai voluto. Non hai mai voluto. Ed ora, che sono io l’artefice della tua fine, ancora mi disprezzi. Ancora simuli indifferenza. Hai gli occhi sbarrati sul soffitto e neanche mi guardi. Se solo non mi avessi respinto. Se solo avessi ricambiato il mio bacio, avrei potuto salvarti. Sapevo dove colpire per  spegnere la tua vita e dove l’avrei solo ferita. Ed invece no. Non mi hai dato scelta. Ho sbagliato tutto. Dovevo ucciderti prima. Prima che ti conficcassi nella mia mente come un dardo avvelenato. Prima che prendessi fuoco nella mia anima gassosa. Prima che diventassi la mia perdizione. La mia maledizione. Prima che diventassi il mio unico e grande AMORE.

Il canto delle Muse. I libri del mio tempo

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