martedì 25 novembre 2025

BiblioIlde: Le parole della pioggia - Laura Imai Messina


A cura di Ilde Rampino

“Sono nata in un giorno di pioggia”, una semplice frase che ha insegnato loro Aya, ma che racchiude un mondo, miriadi di emozioni, di segreti, di parole taciute, di sguardi che vorrebbero esprimere qualcosa, ma non ci riescono. E’ pronunciata dalle donne- ombrello, che fanno dell’accoglienza il loro tramite col mondo, per vivere alcuni momenti accanto a qualcuno e penetrare a piccoli passi nell’anima di chi accompagnano, a volte restando solo in silenzio. Cominciano a camminare con loro, alcune sorridono senza fatica; i clienti sono tutti diversi, chi ha voglia di parlare e chi, al contrario, si rinchiude in se stesso. Essere una donna- ombrello ogni volta è come un viaggio, percorso lentamente accanto a uomini stanchi o euforici, che talvolta affascinano con discorsi che non si comprendono. Aya era diversa da tutte, era la più giovane, ma anche la più bella. Era abituata alla pioggia: il nonno fabbricava ombrelli ed erano parte del suo mondo. Ogni ombrello è diverso ed è adatto ad una determinata situazione ed è necessario sceglierlo con cura: incanta il rumore dell’ombrello che si apre, sembra qualcosa di vivo che deve accogliere, sotto di esso, un’anima e proteggerla per un attimo dai rumori del mondo. 

Era il sogno realizzato di un visionario, appagato da un amore immaginario che voleva dare a tutti l’illusione o talvolta la certezza di una mano aperta verso il suo cuore, che non giudicasse mai.

L’autrice descrive, con estrema sensibilità e dolcezza, le sensazioni di queste donne che hanno fatto una scelta particolare, di apertura verso l’altro, uno sconosciuto, con cui condividere un pezzo di strada e condividere emozioni silenti, un lavoro strano, che pochi capirebbero: queste donne si rendono conto che buona parte delle nostre memorie hanno a che fare con l’acqua, legate a momenti dell’infanzia che hanno vissuto o che devono crearsi di nuovo. Esiste un mondo diverso da quello sotto l’ombrello, in cui non si può intervenire, ma solo seguire la corrente delle sensazioni. Molto significativo e pregnante è il gesto di Aya che butta i mandarini giù per la discesa, come per disfarsi di qualcosa che non le appartiene più e, allo stesso tempo, aspetta Toru, un ex pugile che in qualche modo farà parte della sua vita e a cui lascerà un messaggio importante: “nel mondo serve anche chi perde”. 

Suggestive e meravigliose sono le tantissime parole che indicano la pioggia, espressioni variegate che la definiscono, come “pioggia profumata, pioggia del cuore, pioggia dell’inquietudine, pioggia sottile come il pelo di un gatto, pioggia abitudinaria, pioggia di demoni, pioggia che passa via velocemente” e tante altre, frammenti di emozioni che sembrano palpitare al suono pacato di una solitudine avvertita o celata agli altri e forse anche a se stessi. Tra le pagine, vi sono illustrazioni che accompagnano le parole e il loro suono diventa immagine evanescente e concretizza un pensiero, attraverso colori tenui o forti che incarnano la sensazione descritta. 

Leggendo queste meravigliose pagine, dense di spunti di riflessioni , si viene trasportati in un’atmosfera rarefatta e quasi sognante, in una realtà immaginifica, in cui si avverte un “sentore di stagioni che appena arrivano, già passano” e si sente il bisogno di credere che le parole possono cambiare, come le nostre vite e cerchiamo continuamente di definire l’indefinibile con la consapevolezza che un colore può avere tanti nomi e che la nostra realtà è fatta di incontri che ci insegnano il valore dell’essere.