Una goccia d’acqua per l’Anatomia di anime - a cura di Paolo Saggese
"Quante volte ho pensato di essere solo un soffio di vento, buttato lì per caso, in una mattina soleggiata di maggio inoltrato …” “Ma il più delle volte …ho immaginato di essere una goccia d’acqua che, caduta da un nuvolone carico di grigio, scivola lentamente su un albero ricurvo per poi inebriare, rimbalzando su una foglia rinsecchita, una piccola gemma pronta a schiudersi” (da Amico – Monologo in ricordo di un amico carissimo).
Nel presentare questo libro non autobiografico – sebbene ogni libro sia in un certo senso autobiografico, comunque, una raccolta di racconti e monologhi quasi classicamente distribuiti, partirei da uno dei pochi spunti autenticamente autobiografici per comprendere il senso di questa scrittura.
Per Emanuela Sica, gia promettente poetessa, scrivere non e un lusus, uno di quei giochi futili che nell’era del post-moderno equivale al cruciverba oppure alla chattata quotidiana, ma innanzi tutto esigenza vitale di un’anima, che vuole continuare a vivere, che non vuole essere semplicemente “un soffio di vento …buttato lì per caso”, ma quella “goccia d`acqua” che sappia “inebriare…una piccola gemma pronta a schiudersi”.
Almeno, questo e l`effetto che ha prodotto su di me lettore, sin dalle prime battute, sin dai primi righi del primo dei racconti.
Infatti, non mi stancherò mai cli ripeterlo, la scrittura è cosa seria, non è per gente annoiata che non sa che fare, non è per il lettore distratto in attesa di una telefonata o del programma serale, ma è dono agli altri e per gli altri, è ansia continua di ricerca, è moto dell`anima che vuole farsi idea e costrutto, è un contributo piccolo al moto continuo del pianeta che senza la spinta degli uomini “di buona volontà” rotolerebbe come un pallone che non raggiungerà mai la porta.
Talvolta, il pessimismo della ragione ci porterà a pensare che i goal si segnano solo la domenica, e non nella vita, ma il libro di Emanuela Sica e un tiro che va a segno, è una giocata riuscita.
Questa giovane scrittrice ci insegna cosi tante verità, ci dice che dobbiamo lottare e possiamo sperare, ci dice che la parola e la poesia ci possono essere di aiuto, se noi siamo in grado di ascoltare e di ascoltarci, se siamo in grado di ascoltare i tanti silenzi che ci sono interno, di riconoscerci negli altri, di riconoscere negli altri i nostri fratelli, di creare una catena di umanità e di solidarietà, di pensare che un mondo migliore é pur sempre possibile ed é dovere di ognuno contribuire a crearlo, che la vita è una sfida e che ogni giorno dobbiamo costruire la casa della pace e della Fratellanza.
Non so perché questo libro è ricco di fascino, anzi so perché, perché pur parlando dei mali del mondo ci riconcilia con la vita e con noi stessi, ci da l’idea che la speranza é possibile, e che può essere trovata nei tanti gesti quotidiani che sano cattedrali di bene e che ognuno deve costruire.
Questo è il dovere della scrittura oggi, questo è il dovere della cultura oggi. Perché “La notte sta per arrivare…se qualcuno avra bisogno di legna da ardere…io sarò pronta a donate i miei rami”.
Nel presentare questo libro non autobiografico – sebbene ogni libro sia in un certo senso autobiografico, comunque, una raccolta di racconti e monologhi quasi classicamente distribuiti, partirei da uno dei pochi spunti autenticamente autobiografici per comprendere il senso di questa scrittura.
Per Emanuela Sica, gia promettente poetessa, scrivere non e un lusus, uno di quei giochi futili che nell’era del post-moderno equivale al cruciverba oppure alla chattata quotidiana, ma innanzi tutto esigenza vitale di un’anima, che vuole continuare a vivere, che non vuole essere semplicemente “un soffio di vento …buttato lì per caso”, ma quella “goccia d`acqua” che sappia “inebriare…una piccola gemma pronta a schiudersi”.
Almeno, questo e l`effetto che ha prodotto su di me lettore, sin dalle prime battute, sin dai primi righi del primo dei racconti.
Infatti, non mi stancherò mai cli ripeterlo, la scrittura è cosa seria, non è per gente annoiata che non sa che fare, non è per il lettore distratto in attesa di una telefonata o del programma serale, ma è dono agli altri e per gli altri, è ansia continua di ricerca, è moto dell`anima che vuole farsi idea e costrutto, è un contributo piccolo al moto continuo del pianeta che senza la spinta degli uomini “di buona volontà” rotolerebbe come un pallone che non raggiungerà mai la porta.
Talvolta, il pessimismo della ragione ci porterà a pensare che i goal si segnano solo la domenica, e non nella vita, ma il libro di Emanuela Sica e un tiro che va a segno, è una giocata riuscita.
Questa giovane scrittrice ci insegna cosi tante verità, ci dice che dobbiamo lottare e possiamo sperare, ci dice che la parola e la poesia ci possono essere di aiuto, se noi siamo in grado di ascoltare e di ascoltarci, se siamo in grado di ascoltare i tanti silenzi che ci sono interno, di riconoscerci negli altri, di riconoscere negli altri i nostri fratelli, di creare una catena di umanità e di solidarietà, di pensare che un mondo migliore é pur sempre possibile ed é dovere di ognuno contribuire a crearlo, che la vita è una sfida e che ogni giorno dobbiamo costruire la casa della pace e della Fratellanza.
Non so perché questo libro è ricco di fascino, anzi so perché, perché pur parlando dei mali del mondo ci riconcilia con la vita e con noi stessi, ci da l’idea che la speranza é possibile, e che può essere trovata nei tanti gesti quotidiani che sano cattedrali di bene e che ognuno deve costruire.
Questo è il dovere della scrittura oggi, questo è il dovere della cultura oggi. Perché “La notte sta per arrivare…se qualcuno avra bisogno di legna da ardere…io sarò pronta a donate i miei rami”.