La sceneggiatrice dei sentimenti


Anatomia di Anime - una recensione a cura di Martina Galvani Editing 


Atmosfere rarefatte e suggestioni oniriche permeano questa raccolta di racconti firmata da Emanuela Sica, la cui anima inquieta esplica differenti contesti a fare da scenario alle possibili epifanie del dolore. 
Il linguaggio colto, preciso e raffinato accompagna il lettore fino al punto in cui l’abisso si schiude, e rimanere in sospeso sull’orlo non è esercizio di stile, ma stato d’animo per questa autrice siciliana che ha scelto la sofferenza, o da questa si è fatta scegliere, come argomento da narrare. 
Sprofondando nel mare buio della disperazione la Sica è talentuosa, e tanta abilità nello scrivere può risultare, talvolta, fuorviante nei confronti del contenuto. Paradossalmente, la bravura rischia di sembrare fine a se stessa, ma è sufficiente affrancarsi da tale schema interpretativo per lasciarsi cogliere e trascinare da questa “sceneggiatrice di sentimenti”. Si tratta di un’indagine emozionale travagliata, un viaggio al termine del quale le questioni permangono irrisolte, poiché il tormento non conosce pace, nel’affievolirsi ingannevole del proprio imperituro livore, né da qualche parte conduce, essendo privo di ogni finalità.
E’ scrittrice sensibile, introspettiva, attenta, la Sica, con il magma che sceglie come materia prima da plasmare, e traduce in parole lievi e sospese al limite del territorio poetico i pesanti scrigni semantici del sentire più cupo. Da notare anche le incisive e inquietanti illustrazioni in bianco e nero a scandire il testo, anch’esse opera della scrittrice, che per sua stessa ammissione, concatenando litoti, celebra il dolore e la morte per tributare un atto di supremo omaggio all’umana esistenza, le cui zone oscure sembrano ombre in agguato, pronte a ghermire. Feroci e prive di senso.

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