La sceneggiatrice dei sentimenti
Anatomia di Anime - una recensione a cura di Martina Galvani Editing

Il linguaggio colto, preciso e raffinato accompagna il
lettore fino al punto in cui l’abisso si schiude, e rimanere in sospeso
sull’orlo non è esercizio di stile, ma stato d’animo per questa autrice
siciliana che ha scelto la sofferenza, o da questa si è fatta scegliere, come
argomento da narrare.
Sprofondando nel mare buio della disperazione la Sica è
talentuosa, e tanta abilità nello scrivere può risultare, talvolta, fuorviante
nei confronti del contenuto. Paradossalmente, la bravura rischia di sembrare
fine a se stessa, ma è sufficiente affrancarsi da tale schema interpretativo
per lasciarsi cogliere e trascinare da questa “sceneggiatrice di sentimenti”.
Si tratta di un’indagine emozionale travagliata, un viaggio al termine del
quale le questioni permangono irrisolte, poiché il tormento non conosce pace,
nel’affievolirsi ingannevole del proprio imperituro livore, né da qualche parte
conduce, essendo privo di ogni finalità.
E’ scrittrice sensibile,
introspettiva, attenta, la Sica, con il magma che sceglie come materia prima da
plasmare, e traduce in parole lievi e sospese al limite del territorio poetico
i pesanti scrigni semantici del sentire più cupo. Da notare anche le incisive e
inquietanti illustrazioni in bianco e nero a scandire il testo, anch’esse opera
della scrittrice, che per sua stessa ammissione, concatenando litoti, celebra
il dolore e la morte per tributare un atto di supremo omaggio all’umana
esistenza, le cui zone oscure sembrano ombre in agguato, pronte a ghermire.
Feroci e prive di senso.