OGGI INIZIO...
Molte volte l’ho
chiesto con onesto interesse, altre volte (una minoranza) è stato un
automatismo, una necessaria conseguenza logica del “Ciao”. In ogni caso credo
di non averlo rivolto mai alla persona giusta. Ho chiesto e chiedo “tu come stai” e non ho chiesto mai “IO come sto”? Ci pensavo stamattina mentre
mi spalmavo la crema sul viso e ripassavo, con insistenza, i polpastrelli su
quelle sottili linee che la vita ha iniziato a regalarmi da qualche anno. Linee
appena accennate, fatte di sorrisi e dolore, di battaglie vinte e perse, di
resistenza e speranze mai sopite, di incredibili rimonte sul destino, si
delinea il mio “IO”. Credo sia capitato a tutti, almeno una volta nella vita,
di interrogarsi sul chi siamo, davanti ad uno specchio. Andare oltre la
maschera del viso, la pelle, i muscoli, le ossa, il cervello e tutte quelle
ramificazioni interne di sangue, nervi e cellule. Ma se ci siamo chiesti chi
siamo ci siamo mai chiesti come stiamo? Forse quest’ultima informazione la
reputiamo poco importante, eppure direi che è L’INFORMAZIONE per eccellenza. Il
punto di partenza, la condizione sine-qua-non
essenziale per la nostra sopravvivenza. Sopravvivenza messa a dura prova quando
arriva il giorno zero. Quando arriva quel giorno in cui ci troviamo completamente
persi nell’indifferenza del mondo.
Allora il nostro “IO” sembra avere solo due
possibilità: o esplode o implode.
Se esplode lo fa in maniera esponenziale e del
tutto deleteria per la vita di relazione. Esplode il cinismo, l’arroganza, la
cattiveria, tutto si acidifica e si carica di quelle personalità negative che
non danno vie di fughe a niente e nessuno. Niente più sconti, si paga dazio e
lo pagano tutti: chi merita e chi no. Non si fanno prigionieri.
Se implode, invece,
autodistrugge se stesso e tutta l’architettura del corpo. Le basi collassano, i
muri si sgretolano, si cade a pezzi insieme a lui. La mente si svuota di
impulsi. Qualunque cosa che ha dato frutti viene mietuta, abbattuta, bruciata.
Le fiamme avvolgono e distruggono il brutto e anche il bello. Non si fanno
distinzioni. Non resta più nulla. Allora anche le parole perdono di
significato. Si smette di credere. Di sperare. Di reagire. In una parola si
smette di vivere. La persona si spoglia finanche del nome. Si arriva alla deduzione
di essere solo una goccia che cade nel vuoto. Noi non la sentiamo figurarsi se
la sentono gli altri. Di implodere è capitato anche a me. Ero una goccia, non
mi sentivo cadere, non avevo neanche un nome e se lo avevo me lo cambiavo di
volta in volta, come un personaggio in cerca d’autore. Oggi però ho scoperto una
terza via. Non esplodere, non implodere ma iniziare a dare importanza a come mi
sento. Dare importanza a quell’IO che mi sostiene giorno per giorno e che non
posso relegare ai margini della mia esistenza. Non so il vostro ma il mio io è
stato un eterno fuggiasco. Io lo cacciavo, lo rifiutavo e lui cercava un posto
dove nascondersi mentre io non mi chiedevo mai quale sarebbe stato il prezzo da
pagare per aver generato la sua fuga. Io che cercavo la perfezione, che forse non
esiste. E mentre io inseguivo quest’utopia lui cercava un posto dove stare in
pace, un posto senza giudici e senza sanzioni. Un posto dove essere libero
dalla paura, magari appollaiato in un dolce attimo di infanzia. Così oggi, nel mio
giorno zero, ho visto il mio IO che, aggrappato alle rughe, cercava di farsi
accettare per quello che era.
Allora ho compreso cos’è importante.
Non è
importante vedere ma guardare. Prendere le sensazioni più belle e farle proprie
nel cuore e non solo negli occhi. Non è importare sapere dove ci si trova ma è
importate sapere di essere in se stessi e trovarsi a proprio agio. Non è
importante sapere cosa sia il mondo, ma sapere di essere al mondo. Non è
importante interrogarsi su cosa sia la vita o la morte ma sapere che ognuna di
loro accade naturalmente ed ha un suo tempo. Un tempo che non possiamo spostare
in avanti o indietro ma che possiamo decidere come riempire. Non è importante
interrogarsi sul perché le cose accadono ma è importante essere pronti ad
affrontarle. La vera forza non nasce dalle vittorie ma dal solo fatto di aver
deciso di combattere. Non è importante sapere chi sono gli altri ma è
importante sapere chi sono io. Non è importante fare paragoni ma sapere qual è
il mio valore. Non è importante sapere come si possono evitare le frecciate, le
pugnalate, i colpi bassi, in una parola le ferite, ma è importante sapere che
si possono sopportare. Che si possono curare e molte volte da queste si può
guarire. Che se non si riesce a guarire allora da queste si impara. Che prima
di amare viene amarsi. Che prima di perdonare gli altri dobbiamo perdonare noi
stessi. Per non esserci amati abbastanza. Perché se mi amo veramente mi
ameranno anche gli altri e se non dovesse essere vero amore poco importa. Se
così non fosse sarò costretta ad essere sempre qualcun’altra. Dovrò fuggire
sempre, cercare una parte da interpretare per farmi accettare in un mondo fatto
di grandi sceneggiature. Ed in quel palcoscenico pieno di attori (a volte
brillanti ma anche scarsi) mi vedrò sempre una comparsa. Non so voi ma io getto
la maschera: sono quella che sono.
Oltre ai pochi pregi ho mille difetti, forse
ben nascosti, ma sono pronta a metterli in piazza. Se amerete quelli mi amerete
veramente. Perché amare è avere tutti
i motivi per andare via ma decidere di rimanere. Ho un corpo, un cuore, un’anima,
un carattere. Sono il risultato di piccolissime gioie e tante (forse troppe) delusioni,
ma sono io. Io che oggi inizio la storia d’amore più importante, quella con me
stessa.