giovedì 17 luglio 2025

Pensieri Stravaganti - La grammatica del futuro tra Ninive e Babilonia

 


A cura di Mino Mastromarino

Crepuscolo della grammatica. Anzi sepoltura ignominiosa. Paolo Di Stefano ha denunciato la scomparsa della critica letteraria e la suscettibilità degli scrittori,  sintetizzando, sul Corriere della Sera di qualche giorno fa, il dialogo immaginario tra un romanziere e l’amico recensore. Di seguito la introduzione – con infortunio -  dell’articolo:  “Un critico telefona a uno scrittore per annunciargli che ha appena consegnato al giornale la recensione del suo nuovo romanzo”. ‘Suo’ è sbagliato - sic ! -  giacchè non riferito al soggetto della frase ( che, nella fattispecie,  corrisponde al recensore, non già al romanziere ). 

I possessivi (aggettivi e pronomi) servono a introdurre la relazione tra un'entità e un possessore (reale o figurato). Di sicuro, si tratta di veniale svista posto che l’autore è scrittore, giornalista, critico letterario, curatore editoriale, poeta, librettista e direttore artistico italiano. Tuttavia, siamo pervasi dall’allarmante sensazione  di un qualche rapporto tra il ripudio della grammatica  e l’attuale disordine politico, emotivo, globale, individuale. Perfino morale. La regola grammaticale – contrariamente all’opinione comune – non è  fine a sé stessa. 

Vale a edificare e tutelare una relazione, una corrispondenza. Tra nomi, verbi, aggettivi. Uomini e cose. Che hanno bisogno – tutti - di una disciplina, almeno di iniziazione conoscitiva. Screditare, svilire o addirittura abbandonare la norma grammaticale significa rinunciare al linguaggio, cioè alla relazione, alla socialità, alla comunicazione, alla connessione. Si pensi alla disgraziata locuzione “ piuttosto che”, passata dall’ appropriato  uso congiuntivo a quello insensatamente disgiuntivo.   La condizione babelica che stiamo vivendo non rappresenta solo l’effetto della cessione della sovranità personale in favore dell’intelligenza artificiale; ma è, anche e soprattutto, la   rivincita della grammatica negletta. Lo studio della grammatica permette e corrobora le competenze d’uso linguistico. Non serve a imprimere correttezza formale alla lingua usata soltanto a scuola. 

Il deterioramento linguistico attuale è riconducibile, anche e soprattutto,   al depotenziamento della grammatica tradizionale mediante la insensata sostituzione della riflessione sulla lingua madre parlata. Insomma, il destino della grammatica è in biblico bilico tra Ninive ( ravvedimento operoso) e Babilonia ( irreparabile dannazione).
Va però data prevalenza al carattere costruttivo della grammatica, e non a quello normativo.