LA TRACCIA
Mi hai
detto: “Non fissarmi così” ma nei tuoi occhi mi sono perso lo stesso e ho
rivisto noi.
La nostra vita ed ogni singolo momento trascorso insieme.
Quando
mi hai stretto forte ho potuto sentire il tuo cuore.
I battiti erano simili ai
miei: accelerati.
Rompevano il silenzio di quel momento, insieme all’affannoso
respiro del presente.
Avevi l’iride lucida, liquida e mi guardavi in modo
diverso.
Diverso da come mi guardasti la prima volta che sono apparso nella tua
vita.
Avevi lo sguardo di chi è travolto dalle onde e cerca solo di non
affogare, facendo movimenti scomposti.
Tentando di aggrapparsi al buio di
quella tempesta privata che, consapevolmente, cancella ogni traccia di passato.
Buio che rompe, con inaudita violenza, le mura di questo tuo mondo fatto di gesso
e con un soffio alza polvere asfissiante.
Polvere che blocca le vie aeree, che
limita le facoltà di scelta.
Che tenta di sottomettere il mio futuro a cumuli
di terra e che, con un gesto vorace, mi priva di ogni cosa, anche di te.
E più
ti guardo e più non trovo traccia.
La traccia del nostro amore.
Di quel legame
che ci ha reso carne della stessa carne.
Di quel sentimento che porta ogni
essere umano a fondersi per l’altro e nell’altro, in un continuo divenire. Ma
di più, non trovo traccia di pentimento.
Solo istinto e forse neanche quello.
Perché non esiste l’istinto di rinnegare se stessi.
Di strappare il cordone e
sputare il sangue sul pavimento.
Di bruciare l’innocenza in un centesimo di rabbia.
Di uccidere in una volta due volte, due vite: la mia, la tua.
Mamma, quando mi
hai stretto forte ho conosciuto la morte. Morte che mi hai offerto, dopo avermi
portato in dono la vita, con lo stesso urlo.
Stavolta prolungato e solitario.
Urlo che, rimbalzando sulle pareti di casa, è ritornato nella tua gola, soffocando,
in un colpo solo, due anime.
Urlo destinato a ripetersi dietro le sbarre, fino
alla fine dei tuoi giorni.
Mi consola l’idea di non essere mai stato tuo.
Neanche adesso.
Adesso che ritorno al Padre, spostando piano nuvole di cristallo
rosa, in questa mattina soleggiata di dicembre.
Adesso che ho la ricompensa
della resurrezione per aver vissuto l’inferno tra le tue braccia.