domenica 29 giugno 2025

Pensieri Stravaganti - Il feticcio dell'Innovazione



Tutti i giorni siamo sottoposti al mantra dell’innovazione. Ci alziamo con la incistata sensazione di dover innovare o, almeno, di dover cambiare qualcosa. Poi, lo smartphone e il pc ci forniranno istruzioni più precise al riguardo. Confindustria, i politici, i media si peritano affettuosamente di indicarci, quali uniche garanzie di futuro, le tecnologie all’avanguardia e le cosiddette  start-up. La pubblica amministrazione (giustizia, scuola, sanità) non funziona ? La causa va ricercata sempre e comunque  nella loro insufficiente digitalizzazione. Epperò, l’innovazione irrelata è un guscio vuoto, come la  comunicazione. Innovare, di per sé, non significa niente. 

L'innovazione dovrebbe corrispondere alla traduzione pratica degli esiti di un autentico processo creativo. Invece, si risolve  nel prosaico espediente commerciale di inondare il mondo di dispositivi tecnologici, spesso privi – paradossalmente - di novità. E quindi nella mera sostituzione di un computer o di un programma elettronico, propinata in maniera truffaldina come certezza  di avanzamento lavorativo o, peggio, esistenziale.  Non c’è vero progresso senza idee virginali. Senza rotture radicali, senza traumi.  

E’ da poco uscito un libro coraggioso e irriverente,  dedicato al <segreto dell’innovazione>, dal sottotitolo ancora più illuminante: crescita e sviluppo lontano dall'high-tech. L’autore Dan Breznitz – uno dei massimi esperti mondiali in politiche per l’innovazione – vi sostiene che il modello high-tech ha prodotto benefici per pochi, mentre numerose città e regioni hanno dissipato risorse immense nel tentativo fallimentare di replicarlo. E che esiste un’alternativa plausibile, dotata di efficacia rigenerativa, in forza della quale ogni comunità può giocare un ruolo nell’innovazione, muovendo “ dalla consapevolezza del proprio posto nella catena globale del valore e lavorando su ciò che la rende unica”. E’ un testo volto ad ammonire gli amministratori locali e tutti i cittadini contro il rischio del pensiero unico dell’innovazione coatta, ed  a spingerli ad azioni produttive  di nuove forme di località, cioè di vita collettiva.   

Mino Mastromarino