IL TUO UNICO MERITO


Sono arrivata a questo punto, strattonata dal tuo incomprensibile orgoglio e dal tuo essere indiscretamente testarda. Quello che intimamente ti pesava, quello che volevi, ad ogni costo, sradicare dal tuo grembo, è stato con te, per così poco tempo, che ora neanche ti ricorderai più delle mie tenere e rosee sembianze. Se questo era il momento utile per dirsi addio sono convinta che non ci sarà  più tempo per resistere altrimenti. Basta…è finita e te lo dico senza arrogarmi il diritto di detestarti né di maledirti. Vorrei solo poter dimenticare quello che il sangue trascina nelle mie vene; vorrei poter tranciare ogni singolo ed infinitesimo contatto che il mio corpo ha con il tuo passaggio, quel cordone che mi ha tenuta unita a te…ma che non è stato mai veramente reciso, neanche con un taglio chirurgico. Ora vorrei arrogarmi il diritto di dirti che è finita senza aggiungere parole scomposte né frasi di malinconica circostanza. Non so ancora quello che stai facendo adesso, né dove ti ha portato il destino. So solo che, se avessi potuto scegliere, avrei, di certo, pregato e supplicato di non vedere il giorno, la luce, il sole; di non respirare con la tenacia del primo vagito e di non bere neanche un sorso di vita, neppure una goccia. Sarei rimasta in silenzio, quasi serena, ma morente; l’immagine di una bambola bellissima che non viene mai comprata nel negozio di giochi. Essa rimane ferma e muta, senza disgelare alcuna emozione, nel suo scaffale, lentamente viene ricoperta da polvere e vecchiaia senza mai alterare la sua espressione, un misto di incredulità e rassegnazione. Certo, quando hai deciso di abbandonarmi non ho potuto chiamarti a gran voce. Non ho potuto fermare quei passi veloci e sicuri nel corridoio. Non ho potuto far niente per impedire la genesi della mia distruzione. Se questo è quello che mi merito solo per essere venuta al mondo allora non voglio tormentarmi ancora. Lasciamo che tutto rimanga come è nato. Vuoto e senza origine. Solo pochi e stralciati frammenti di una vita immaginaria che non ha avuto neanche il tempo di imparare a camminare. Non voglio più vivere nel tuo ricordo. I ricordi nascono e si moltiplicano sulle  emozioni e su momenti di vita vissuta e noi…mio malgrado…non ne abbiamo mai avuti. Madre, quando mi hai abbandonato non avevo che pochi mesi. Gattonavo appena e la mia testolina seguiva ogni tua mossa come un segugio col suo padrone. Ora comprendo quello che la tua decisione ha generato dentro di me.Se mi arrendo e sorrido davanti alle tenerezze della mia bambina; se, di notte, mi sveglio mille volte a guardare il suo sonno beato; se, di giorno, il pensiero ha solo la sua direzione; se, al ritorno da scuola, avverto le meraviglie di una vita piena e senza mancanze, solo perché lei è con me; se sono diventata una madre apprensiva e presente, una madre premurosa e, per quello che serve, severa, lo devo a te. Si… devo per forza riconoscere il tuo unico merito. Devo ringraziarti perché quello che sono diventata lo devo al tuo addio.

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