Penso che non sia vero niente...
Silenziosa,
essa non guarda e non chiede, copre tutto di nero.
Non genera ombre né
sospetti, lascia che il mondo si fermi per il tempo del riposo e, quando il
primo raggio di sole la colpisce, si dilegua senza nessun accenno di reazione,
quasi fosse consapevole di dover, per forza, cedere il passo davanti all’eletto
di Apollo.
Ora,
mentre attendo che la notte ritorni a battere con le sue dita pesanti alla mia
finestra, i pensieri si fanno più intensi e tenaci.
Lo
sai, non credo più che la morte esista, perlomeno quella terrena, quella del
corpo che si disintegra al trapassare del tempo.
Chi
ha detto che quando si muore si smette di respirare, di pensare, di mangiare e
di bere?
C’è
forse qualcuno che sa cosa vuol dire vivere senza aver più speranza?
Senza
la speranza di rivedere degli occhi familiari, un sorriso delicato, un volto
puro ed autentico nei tratti, un soave tono di voce che ti chiama per nome e
attende la fine della tua corsa a braccia spalancate.
In
quei momenti, quando la morte prende asilo nell’anima ed il corpo non è trafitto dalla spada del trapasso, ogni cosa appare senza
forma, dimensione, suono, colore. L’estasi non fa tremare le membra, il pianto
non bagna gli occhi, il sorriso chiama momenti felici, anche dormire diventa
una fatica.
Nessuno
sa cosa vuol dire essere morta anche se si respira ancora, nessuno che lo sia davvero sa che questa
condizione esiste anche se non si è sottoterra.
Eppure, io
che sono morta...mangio ogni giorno, bevo poco o niente, penso a come far
passare il tempo, che scivola lento come una goccia d'olio su un piano di catrame.
Chi è dentro una bara non sa di esserlo. Chi è morta nell’anima conosce il terrore di tale corruzione, di tale
fallimento, comprende di essere chiusa in uno spazio asfittico che non lascia possibilità di fuga.
Morire nel corpo ma non con il corpo è la più atroce delle sofferenze, delle punizioni.
Non
so dire perché penso ed immagino tutto questo ma credo che l’inizio del mio
trapasso è cominciato quando tu mi hai lasciato.
Quando
ho capito che non avresti più posato le tue mani sulle mie per donarmi adesione e
benevolenza, che non avresti lasciato la tua giacca nel mio armadio, che non
avresti dormito mai più al mio fianco, allora è iniziata la mia disgregazione e
sono diventata quella che sono, solo materia, l’anima assente.
Allora
mi sono detta, se è questa la morte, se è questa la fine della mia esistenza allora perché nessuno viene a piangere al mio funerale, perché nessuno viene a donare
dei fiori davanti alla mia porta?
In
fondo questa casa è la mia dimora eterna ed in essa sono finiti i giorni che mi
rimanevano da vivere.
Se
penso ad un corpo sotterrato ed al mio di corpo non so trovare alcuna differenza o
forse c’è?
Devo
aver sentito qualcuno dire che quando si è morti non si avverte più niente, tutto
tace, i sensi non hanno alcun contatto con il cervello, il cuore non pulsa, il
sangue si ferma nelle vene, i nervi non avvertono alcunché, nessuno stimolo di
sofferenza.
Penso
che non sia vero niente….perché io provo ancora dolore, soltanto dolore.